19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Centrodestra | Lega Nord

Bossi annuncia la ricandidatura alla segreteria, Maroni tace

Nella mente di Roberto Maroni e del triumvirato che condivide con Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago doveva essere il giorno della ritrovata compattezza della classe dirigente, a cinque giorni dalle amministrative

ROMA - Nella mente di Roberto Maroni e del triumvirato che condivide con Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago doveva essere il giorno della ritrovata compattezza della classe dirigente, a cinque giorni dalle amministrative, test capitale al Nord per il Carroccio dopo lo tsunami dello scandalo Belsito. E così è stato il «Lega unita day» celebrato ieri a Zunica, nel giorno del primo maggio che coincide con il 25simo anniversario dalla fondazione del Carroccio, almeno nelle immagini e nella parole offerte dal palco. Dove da Maroni e i trimuviri, passando per Sindaci ricandidati e Governatori in carica, fino al «gran finale» ancora una volta al padre-fondatore Umberto Bossi, c'erano tutti a rilanciare uniti il movimento, ad eccezione degli «spazzati via» Rosy Mauro, Piergiogio Stiffoni, Francesco Belsito. E degli «accantonati per ora» come Renzo Bossi o Davide Boni.

BOSSI SPARIGLIA - Sotto al palco, però, il Senatur ha sparigliato e ai giornalisti ha a sorpresa risposto di essere pronto a ricandidarsi alla segreteria al Congresso straordinario in programma fra un mese e che avrebbe dovuto consacrare la nuova leadership di Roberto Maroni, con ascesa sua o di persona a lui vicina all'incarico per 25 anni ricoperto da Bossi. Un solo evento, per bocca dello stesso Maroni, avrebbe potuto fermare questa staffetta: «Sono pronto - aveva spiegato l'ex ministro di Interni e Lavoro dei diversi governi Berlusconi- ma se Bossi si candida io non lo farò e voto per lui...».

MARONI IN TILT - Ieri Bossi ha risposto ai giornalisti che «se serve all'unità» della Lega lui è pronto a tornare Segretario. Mandando in tilt lo stato maggiore maroniano. Con l'ex ministro da quel momento in silenzio, dopo le torrenziali esternazioni di questi giorni e fino all'annuncio a sorpresa del Senatur. Fra i suoi sconcerto e fastidio vengono malcelati. Anche se in diversi sottolineano come quello di Bossi non debba ancora essere considerato un annuncio. Innanzitutto perchè dato in risposta ai giornalisti e non dal palco al «popolo dei lumbard». E poi perchè preceduto da quel «se serve all'unità» che dipenderà anche dalla stessa reazione dei maroniani e del loro leader. Ieri sera in tv su La7 a Otto e mezzo un imbarazzato Governatore del Piemonte Roberto Cota ha fatto finta di non capire la domanda diretta e ripetuta sulla ricandidatura. Ed ha risposto più volte, volutamente o meno, come se l'annuncio non fosse già ufficialmente avvenuto. «Se si ricandiderà o meno Bossi lo dirà al congresso...».

IL RICORDO DI GIUSEPPE LEONI - Altri bossiani di ferro, invece, hanno già celebrato il ritorno di Bossi come cosa fatta. «Venticinque anni dopo - ha ricordato i co-fondatore del Carroccio Giuseppe Leoni, primo deputato della Lega in Parlamento con Bossi a palazzo Madama - Umberto ha annunciato la sua ricandidatura. Il 1 maggio 1987 eravamo presso l'Aero Club di Vergiate, notaio il dott. Fantasia. E avevamo attrezzato la raccolta firme. Avevo mobilitato tutto il mio paese, Mornago, addirittura c'era gente che era venuta senza carta d'identità, e tornata a casa a prendere il documento e nel giro di 4 ore abbiamo raccolto tutte le firme che servivano permettendoci di presentare il simbolo Lega Lombarda con il risultato che l'Umberto e stato mandato al Senato ed io alla Camera. 800 firme per il collegio elettorale di allora che era Como-Sondrio-Varese».