25 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Ospedale di Pieve di Cadore

Belluno, tangenti per procreazione assistita: arrestato primario

Chi pagava accedeva alla procedura in pochi mesi invece che anni. Sono sei le coppie che hanno confermato ai finanzieri di aver accettato di pagare. Marino: E' una vicenda di uno squallore desolante. Avviata istruttoria

BELLUNO - Chiedeva «tangenti» ai pazienti per far saltare le liste d'attesa della procreazione assistita. Arrestato dalla Guardia di Finanza di Belluno il primario di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Pieve di Cadore.
Il medico, facendo leva sulla paura degli aspiranti mamma e papà di perdere l'ultima occasione per coronare il sogno di avere un figlio e induceva le coppie a pagare fino a 2.500 euro per ogni tentativo di procreazione medicalmente assistita. In questo modo poteva ridurre a pochi mesi una lista d'attesa pubblica normalmente pari a 2 anni.
Il primario, finito ai domiciliari, deve rispondere di concussione aggravata e continuata nonché di interruzione di pubblico servizio.

Sei le mazzette accertate - I finanzieri del Comando provinciale di Belluno, coordinati dalla Procura del posto, hanno accertato che il primario arrestato - un 62enne di Padova - formulava alle coppie la «proposta indecente» al termine del primo colloquio o in un successivo incontro appositamente richiesto.
Già nel corso della prima visita il medico si informava sulle disponibilità economiche dei suoi pazienti, quindi avanzata la richiesta di denaro per «saltare la lista pubblica». Si premurava di incassare il denaro personalmente fissando incontri nei luoghi più' disparati, avvertendo le coppie che al telefono non dovevano mai parlare di soldi. Accorgimenti e precauzioni che alla fine sono risultate vane.

Il medico non lesinava telefonate alle coppie indecise, evidenziando che per loro quella da lui offerta poteva essere l'ultima occasione di avere un figlio. Per incassare le tangenti organizzava incontri presso bar, stazioni, gelaterie, caselli autostradali e parcheggi.
Durante gli incontri, il medico cercava di schermare le proprie responsabilità con i pazienti raccontando loro che i soldi erano destinati ai biologi di una società di Bologna specializzata in tecniche di fecondazione assistita che da sempre collabora con il centro di p.m.a. dell'ospedale di Pieve di Cadore. Società che invece si è dimostrata estranea agli illeciti contestati.
In un caso gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria di Belluno hanno anche filmato il passaggio di denaro tra una donna friulana (accompagnata nell'occasione dalla madre) ed il medico, all'interno del bar della stazione di San Donà Piave, dove il primario si era fatto consegnare 2.000 euro rigorosamente in contanti.

Sono sei le coppie che hanno confermato ai finanzieri di aver accettato di pagare, ma molte altre sono quelle che devono ancora rendere testimonianza. Si tratta di coppie molto variegate, spesso reduci da gravidanze naturali concluse male, composte da avvocati, maestre, operai, casalinghe, gelatai, dipendenti pubblici e broker: tutti accomunati dalla paura che denunciando il medico avrebbero perso l'ultima chance di diventare mamma e papà.
Il medico arrestato dovrà rispondere di concussione aggravata e continuata nonchè di interruzione di pubblico servizio.

Marino: Avviata istruttoria - «E' una vicenda di uno squallore desolante. E' gravissimo che un medico disonori il giuramento prestato all'inizio della professione, ingannando i suoi pazienti. La procreazione medicalmente assistita è una tecnica straordinaria che però rappresenta una prova emotivamente difficile per una coppia: lucrare sulle paure e i desideri di persone che vogliono avere un bambino, è un doppio crimine». Così Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, dopo l'arresto del primario di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Pieve di Cadore (Belluno) che chiedeva tangenti ai pazienti per far saltare le liste d'attesa della procreazione assistita.
«Ho i chiesto ai carabinieri del Nas in servizio presso la Commissione - spiega Marino - di acquisire tutti gli atti e i documenti che possano aiutarci a capire meglio quanto è accaduto. Chiederò inoltre all'ufficio di presidenza della Commissione di valutare l'inserimento di questo caso all'interno della nostra inchiesta sulla corruzione in sanità», conclude.