L'ANM rinvierà il rinnovo dei vertici, forse a sinistra il prossimo leader
Cresce il malumore, indipendenti verso la nascita di una nuova corrente. Oggi Cosimo Ferri, leader della corrente «di destra», è tornato ad attaccare «il fallimento» della ges
ROMA - Sarà probabilmente un Consiglio direttivo centrale (Cdc) che si svolgerà fra un paio di settimane a stabilire la data delle elezioni nell'Associazione nazionale magistrati: a fine novembre scade il mandato quadriennale del «parlamentino» e dei vertici ma c'è già l'accordo, nella maggioranza che regge l'associazione (i «centristi» di Unicost più Area, il raggruppamento «di sinistra» fra Magistratura democratica e Movimento per la giustizia) per un rinvio che sposterà le elezioni. Forse si andrà a gennaio, come chiede Md, forse alla primavera prossima, in un election day in coincidenza con i rinnovi dei Consigli giudiziari.
Se la maggioranza resterà quella di «centrosinistra» che ha retto finora l'Anm con l'esclusione di Magistratura indipendente dalla Giunta esecutiva centrale, il patto di alternanza fra Unicost e Area porterà ad assegnare la presidenza a quest'ultima: tra i nomi più accreditati ci sono, a quanto raccontano fonti interne all'Anm, Ezia Maccora (Md), gip a Bergamo (se accetterà di candidarsi), e Armando Spataro, procuratore aggiunto a Milano e leader di Movimento, entrambi ex componenti del Csm. Ma non è escluso che un risultato brillante di Mi alle elezioni porti a un rimescolamento delle carte. Oggi Cosimo Ferri, leader della corrente «di destra», è tornato ad attaccare «il fallimento» della gestione Palamara, e a chiedere «più sindacato e meno politica».
Oggi l'Anm ha tenuto la sua assemblea generale a Roma, per discutere di alcune modifiche allo Statuto: in discussione le quote di genere (è passata la proposta più moderata di una quota del 30% garantita al momento del calcolo dei risultati e non quella rigida del 50 per cento uomini/donne), le regole per la presentazione delle liste e il tema delle incompatibilità. Di fronte al crescente malumore contro il «carrierismo» diffuso nel sindacato delle toghe, i vertici hanno proposto regole più stringenti di quelle attuali, di decadenza e ineleggibilità per chi riveste incarichi ministeriali o per chi entra in politica. Serviva una maggioranza qualificata di 956 voti (molte le deleghe, i presenti erano circa duecento) ma i nuovi 'paletti' regolamentari non sono passati, hanno ottenuto 922 sì, 309 voti contrari; 204 gli astenuti.
Ma l'assemblea è stata anche l'occasione per iniziare a misurare le potenzialità della ipotetica futura corrente degli indipendenti, una sorta di movimento 'anti-casta' delle toghe: una proposta di incompatibilità molto più radicale, che avrebbe impedito ai dirigenti dell'Anm di candidarsi al Csm per cinque anni dopo la fine del loro mandato associativo, bloccando così le ambizioni dei vertici uscenti (Palamara e Cascini in primis), ha raccolto 388 voti favorevoli e un migliaio di contrari. Una minoranza, dunque, ma che ha già eletto l'ex Unicost Paolo Corder al Csm e non sarebbe irrilevante se riuscisse ad aggregarsi in una lista alternativa nel voto per il rinnovo dei vertici dell'Anm. All'interno di quest'area, per ora piuttosto frammentata, ci sono dirigenti con una lunga storia di corrente come Carlo Fucci, ex Unicost già segretario dell'Associazione ma due volte bocciato come candidato al Csm, e indipendenti 'puri'. Alcuni dei quali, a mezza voce, cominciano a parlare di un argomento tabù per i magistrati: la creazione di un altro sindacato.