29 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Wojtyla

«Osservatore romano»: Sull'attentato resta l'ombra del comunismo

Dopo articolo di Repubblica sui Lupi grigi che esclude la «pista bulgara»

ROMA - Con una recensione siglata dal direttore, Giovanni Maria Vian, l'Osservatore romano torna sulla vicenda dell'attentato a Wojtyla da parte di Ali Agca, oggi al centro di un articolo di Marco Ansaldo su Repubblica, e sulle interpretazioni circa il contesto geopolitico dell'evento.

L'intenzione dell'articolo, e più in generale del volume Uccidete il papa. La vera pista dell'attentato a Giovanni Paolo II, scritto dallo stesso Ansaldo e da Yasemin Taskin, «è evidente sin dal sottotitolo», scrive Vian: «Smontare la cosiddetta pista bulgara e dimostrare che il piano omicida nacque e si sviluppò tutto tra i Lupi grigi turchi. Restano però - prosegue il direttore del quotidiano vaticano - l'innegabile presenza di questi estremisti in Bulgaria, un Paese di stretta obbedienza sovietica, e soprattutto la convinzione di Giovanni Paolo II - attestata da una frase del testamento scritta nel 1982 e poi confermata nel libro Memoria e identità (pubblicato nel 2005 e basato su conversazioni mantenute nel 1993 dal Papa con due filosofi polacchi) - che l'attentato subito fosse 'una delle ultime convulsioni delle ideologie della prepotenza, scatenatesi nel XX secolo' e nate 'dal fascismo e dal nazismo, così come dal comunismo', criticato senza requie dal Papa. Questo scenario sembra dunque il contesto logicamente più probabile. Di un attentato che in ogni caso - conclude Vian - fu la manifestazione del mistero del male».