28 marzo 2024
Aggiornato 22:30
La strategia per ridurre il contraccolpo elettorale

La Lega attacca l'Ue e guarda a Berlusconi: Deve appoggiarci

Tensione nel Carroccio, base nervosa: Non possiamo farci logorare

ROMA - Attaccare furiosamente l'Unione Europea, esigere dal governo misure finora non prese in considerazione come il blocco navale e il ritiro dei contingenti militari dalle missioni all'estero, e sperare che questo basti a ridurre il contraccolpo elettorale sulla Lega per la gestione dell'immigrazione. Per ora è questa la strategia scelta in via Bellerio, dove la contraddizione tra partito di lotta e di governo sta esplodendo proprio su uno dei cavalli di battaglia della propaganda leghista. Ma se alle amministrative il Carroccio dovesse pagare il dazio della crisi migratoria, potrebbe tornare d'attualità un ragionamento già svolto nelle settimane scorse, quando l'accordo con la Tunisia sembrava lontano: piuttosto che farci logorare, meglio mollare tutto. Soprattutto se da Silvio Berlusconi non arrivasse il sostegno alla linea leghista, spiegano da via Bellerio.

Un ragionamento che vede in prima linea proprio Roberto Maroni, sotto accusa anche da parte della base leghista, come testimoniato anche oggi dagli interventi sul forum di RadioPadania. Una posizione scomoda, quella del ministro dell'Interno, con la pancia del Carroccio che vorrebbe l'Italia adottasse sugli immigrati la linea dura di Francia e Malta: proprio quella che Maroni invece deve chiedere all'Europa di abbandonare, si sfogano dirigenti leghisti vicini al titolare del Viminale. Tanto che già nei giorni scorsi sono circolate voci di un Maroni pronto a lasciare.

Decisivi diventano dunque i comportamenti di Berlusconi nei prossimi giorni: «Deve venire sulle nostre posizioni - spiega un autorevole esponente del Carroccio - non può lasciarci soli davanti ad un'Europa che ci mette i bastoni tra le ruote e blocca le nostre politiche». Insomma, ripetono i leghisti, «noi le idee da adottare ce le avremmo: il pattugliamento navale è previsto dall'accordo con la Tunisia, va messo in pratica». Confidando nell'appoggio di Berlusconi: «Anche perchè a lui interessano soprattutto altre cose...», dice un dirigente padano alludendo al processo breve.