3 ottobre 2025
Aggiornato 06:30
Emergenza immigrati

CEI: I migranti devono avere diritti e doveri da cittadini

Il portavoce: «Serve una nuova stagione di inclusione sociale che porti al riconoscimento degli immigrati come cittadini»

ROMA - «La necessità di una nuova stagione di inclusione sociale che porti al riconoscimento degli immigrati come cittadini, soggetti di diritti e di doveri, è un obiettivo che non potrà essere ulteriormente dilazionato»: lo ha dichiarato il portavoce della Cei, monsignor Domenico Pompili, riferendo i contenuti dei lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani in corso in questi giorni a Roma.

«LE PALESTRE DELLO SPIRITO» - «Sono stati molti gli interventi che hanno fatto seguito alla prolusione del Presidente, di cui è stato apprezzato l'approccio generale e, in particolare, la trattazione di alcuni temi come lo specifico contributo della Chiesa al nostro Paese e la richiesta di abbandono delle armi con l'avvio di una soluzione diplomatica per la questione libica», ha detto in una nota Pompili in seguito alla prolusione di Bagnasco di ieri. «Sullo specifico dell'azione ecclesiale è stata valorizzata da più di uno dei Vescovi l'immagine delle parrocchie 'come palestre dello Spirito', dove 'avvengono miracoli perché si cerca il Signore'. L'attività pastorale, dunque, non è 'una distesa polverosa di fatti burocratici che si ripetono', ma 'una serie provvidenziale di eventi che aiutano le persone ad uscire dall'individualismo', ripartendo dalla realtà».

ISPIRARSI ALLA RIVELAZIONE CRISTIANA - «Per far questo - è stato sottolineato - si richiede anche uno sforzo di pensiero che tragga spunto dalla rivelazione cristiana. Solo un discernimento attento che faccia perno sulle categorie cristiane di fondo evita di andare a rimorchio dei luoghi comuni o dei pregiudizi più diffusi, facendosi interpreti di un giudizio originale e controcorrente. Così, ad esempio, il problema demografico è un segno dell'erosione antropologica che dovrà mettere in conto non solo politiche familiari più attente, ma anche una cultura della vita più diffusa. Analogamente - si legge ancora nella nota del portavoce Cei - sulla delicata questione dell'immigrazione, la pace e l'accoglienza risultano strettamente collegate: ci si apre all'una, solo se si è aperti anche all'altra. La necessità di una nuova stagione di inclusione sociale che porti al riconoscimento degli immigrati come cittadini, soggetti di diritti e di doveri, è un obiettivo che non potrà essere ulteriormente dilazionato. Il decennio appena avviato sarà l'occasione non tanto per riflessioni accademiche sull'educare quanto piuttosto per concrete esperienze educative che sappiano valorizzare l'ordinarietà della vita ecclesiale per una rinnovata stagione di evangelizzazione».