19 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Scontri a Roma

Ragazzo colpito con casco, l'indagine parte da video

Il padre: «Episodio inspiegabile». Il minore, ricoverato all'ospedale San Giovanni, è sotto osservazione

ROMA - Il video diffuso da Youreporter è chiaro. E da quello gli inquirenti della Procura di Roma e degli investigatori della Digos, partiranno per identificare il giovane che il 14 dicembre scorso ha colpito con un casco Cristiano Ciarrocchi, studente di 15 anni, del liceo Mamiani. Il minore, ricoverato all'ospedale San Giovanni, è sotto osservazione. Lunedì, ha informato il padre, sarà operato per ridurre una frattura al setto nasale. Ma quello che più preoccupa è l'ematoma di 8 millimetri che preme sul cervello. «Speriamo di portarlo a casa per la vigilia di Natale», ha continuato a Rainews il papà di Cristiano, che ha anche annunciato la presentazione di una denuncia.

Il fascicolo che sarà avviato dal procuratore capo Giovanni Ferrara per il momento rubricherà il reato di lesioni volontarie gravi. «Quello che è avvenuto è un episodio inspiegabile», ha detto il papà di Cristiano, Claudio Ciarrocchi. «Gli avevano dato dei mandarini per testimoniare che il Governo era alla frutta. Nel suo zaino ne ho trovato uno. Lui non ricorda molto di quello che è successo. Certamente non conosce il soggetto che l'aggredisce e questo è dimostrato dalle immagini. Spero che le indagini facciano chiarezza». Gli inquirenti agiranno a vasto raggio. Anche se viene smentito che gli sforzi investigativi si concentrino sulla individuazione di una qualche presunta «cabina di regia».

Intanto, mentre il ministro dell'interno Roberto Maroni ha spiegato di condividere la proposta di applicare i principi del Daspo (divieto di assistere a manifestazioni sportive) anche alle manifestazioni politiche. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sul punto, ha spiegato: «Non si tratta di una schedatura ma semplicemente di applicare il divieto di partecipare a manifestazioni politiche per tutti coloro che si sono macchiati di violenze in un medesimo contesto di manifestazioni. In questo modo si può evitare che anche persone denunciate e rimesse in libertà, come i 22 manifestanti di martedì scorso, pur non rimanendo in carcere, tornino ad essere protagonisti pericolosi di nuove manifestazioni».