18 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Odii balcanici

A Torino un «muro» divide i Rom

La Stampa: «La difficile convivenza in un campo nomadi. Da una parte i serbi, cristiani. Dall'altra i bosniaci, musulmani»

ROMA - Odii balcanici, trasferiti nell'italianissima Torino. Da una parte i serbi, cristiani. Dall'altra i bosniaci, musulmani. In mezzo una cancellata di ferro a rappresentare un muro di odio che divide i 260 dexikanè (serbi) e i 150 khorakhanè (bosniaci), costretti a condividere il campo nomadi di Strada dell'Aeroporto nel capoluogo piemontese. La storia è stata raccontata oggi dal quotidiano cittadino, la Stampa.

A pagare le tensioni e l'odio, soprattutto i bambini. «Quelli di là sono sporchi, hanno il moccio al naso. Serbi e bosniaci non si devono mischiare», afferma Patrick Georgevic, serbo venticinquenne. «Si comprano - continua - auto da trentamila euro e mandano i figli lerci a a scuola. Sono degli schifosi. Non devono salire sullo stesso pulmino dei nostri figli». Dalla parte bosniaca difendono i propri figli. «Prendono botte, insulti razzisti. Non si può essere trattati così», dicono le mamme musulmane.

Il pulmino è una delle ragioni dell'odio. Ce n'è solo uno e spesso, racconta l'autista, è teatro di risse e di brutti episodi. «Loro non ci lasciano vivere - dice la bosniaca Maria Salkanovic -, si sfogano sui nostri figli. Dicono che puzzano, che sono brutti. E allora qui siamo tutti d'accordo: vogliamo un pulmino solo per la nostra etnia, un pulmino per i musulmani».

Gli odii sono antichi, ma secondo Carla Osella delll'Aizo (Associazione italiana zingari oggi) i conflitti degli anni '90 c'entrano poco con le tensioni di oggi. «Non credo - spiega - che c'entrino le vecchie divisioni, quanto le nuove tensioni che si sono create al campo. Forse mancano figure carismatiche di riferimento, qualcuno che sappia tenere a bada le rivalità».