12enne picchiato da coetanei al grido di «sporco negro»
Il ragazzino di origine cubana aggredito in un parco di Abbiategrasso
MILANO - Lo hanno visto da lontano mentre, in compagnia di due suoi amici, stava trascorrendo il pomeriggio in un parco pubblico di Zelo Surrigone, nei pressi di Abbiategrasso (Milano), lo hanno raggiunto e hanno iniziato ad insultarlo dicendogli «sporco negro» e «negro di merda», poi lo hanno prima spintonato e gli hanno rifilato un paio di pugni in faccia fino a quasi spaccargli il naso, facendogli un occhio nero. La vittima è Filippo, un ragazzino di 12 anni, figlio di una donna afrocubana e di padre italiano, studente di una scuola media frequentata anche dai tre aggressori quasi suoi coetanei che, intorno alle 18 di ieri, lo hanno per l'ennesima volta preso di mira. Secondo i primi accertamenti svolti dai carabinieri, infatti, risulterebbe che i tre «bulletti», uno solo dei quali avrebbe 14 anni, fossero soliti prendere in giro il compagno di scuola per il colore della sua pelle ma, secondo la madre, senza mai andare oltre.
Dopo le botte, dolorante e sotto choc, il ragazzino è tornato a casa e ha raccontato la brutta avventura alla madre che lo ha accompagnato al Pronto soccorso dell'ospedale di Abbiategrasso, dove i sanitari hanno accertato una «contusione ossea nasale» con rischio di frattura. Questa mattina, la donna si è presentata ai Carabinieri della cittadina alle porte di Milano e ha sporto denuncia fornendo una dettagliata descrizione degli aggressori e ricostruendo le vessazioni di cui era vittima il figlio, che ora sarà sottoposto ad una serie di visite specialistiche per accertare eventuali traumi più profondi.
I tre sarebbero già stati individuati dai militari e non sembrano essere precedentemente segnalati per episodi di bullismo, così come non risultano altre aggressioni di matrice razzista nella zona del Comune di circa 30mila abitanti a una ventina di chilometri a Sud del capoluogo lombardo.
Sconsolata, la madre parla del figlio come di un ragazzino, nato a Cuba ma in tenera età giunto in Italia, che parla bene la nostra lingua, ben integrato, con diversi amici e senza problemi rilevanti a scuola, purtroppo finito nel mirino di «razzisti in erba», che lei però preferisce definire più semplicemente dei «bulli».