18 agosto 2025
Aggiornato 13:30
Milano

Lite per affidamento dei figli: spara e uccide ex moglie

La Polizia interviene anche per placare i familiari della vittima. I vicini, spiegano gli agenti, hanno visto la drammatica scena e hanno chiamato il 113

MILANO - Una lite per l'affidamento dei figli, sarebbe questo il motivo all'origine della discussione degenerata in tragedia a Milano, dove, secondo la ricostruzione della polizia, un operaio 30enne di origine catanese, Giuseppe D.S, ha ucciso a colpi di pistola la ex moglie Teresa P. 28 anni.
Sulla carta erano ancora marito e moglie - spiegano gli agenti - ma erano in fase di separazione e vivano nello stesso stabile, in via Barrili, al civico 9, nel quartiere popolare di Stadera, zona sud di Milano, in due appartamenti diversi, ma uno di fronte all'altro, con i rispettivi familiari. Secondo le prime testimonianze dei vicini e familiari, raccolte dagli agenti, i due litigavano per l'affidamento dei tre figli piccoli.

LA DINAMICA - I vicini - spiegano gli agenti - hanno visto la drammatica scena e hanno chiamato il 113. Secondo le prime ricostruzioni - ma, sottolineano gli investigatori, si aspetta la perizia balistica per le dovute conferme - la giovane donna è stata raggiunta da tre colpi al torace. Due colpi sembra siano stati esplosi a distanza ravvicinata nel cortile dello stabile, che affaccia in strada, dove la donna è stata ritrovata ormai priva di vita dai soccorritori del 118, mentre un terzo colpo sembra sia stato esploso dal balcone verso il cortile.
Poi l'uomo, ancora armato, si è barricato in cas;, quando gli agenti sono arrivati - spiegano dalla questura - hanno dovuto indossare i giubbotti anti-proiettile. Alla vista dei poliziotti che circondavano la casa, il 30enne ha urlato 'mi arrendo', gli agenti gli hanno intimato di gettare prima l'arma, e così l'uomo ha fatto. Poi i poliziotti hanno fatto irruzione in casa e lo hanno bloccato. L'arma, una beretta semiautomatica calibro 22 con matricola abrasa, quindi illegalmente detenuta, aveva ancora un colpo in canna e due nel caricatore. L'operaio è stato portato in questura, e sul posto sono dovute intervenire numerose squadre - una della mobile, tre della sezione prevenzione crimine e due volanti - per riportare alla calma familiari della vittima e vicini, che inveivano furiosi all'indirizzo dell'uomo.
Le indagini sono seguite dal commissariato ticinese, che sta ancora raccogliendo le testimonianze. Sul posto sono intervenuti anche il medico legale e il magistrato di turno.