20 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Da Trapani a Gorizia

Immigrati, continuano proteste e fughe dai Cie

La situazione nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) si è fatta in questi mesi estivi più pesante

MILANO - Tentativi di fughe, «evasioni» riuscite, proteste, violenze, atti di autolesionismo. La situazione nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) si è fatta in questi mesi estivi più pesante e la notte scorsa si è verificato l'ennesima fuga di massa dal «Serraino Vulpitta» di Trapani, da cui sono riusciti a dileguarsi 15 stranieri. Era già successo il 14 luglio scorso e allora furono arrestati in quattro.

Due giorni fa era toccato alle strutture di Brindisi e Milano. A Restinco, una trentina di stranieri avevano scavalcato il muro di cinta e solo una ventina erano stati poi rintracciati dalle forze dell'ordine e riportati nella struttura. In via Corelli (dove secondo la Caritas nel solo 2008 sono transitati 1360 stranieri) un cittadino algerino era riuscito a fuggire nel corso di un'animata protesta sui tetti al termine della quale 18 immigrati erano stati denunciati e sei agenti del Reparto mobile e cinque cittadini nordafricani erano rimasti contusi. Il 18 luglio scorso, sempre nel capoluogo lombardo, erano fuggiti in tre, in sette erano stati denunciati, due cittadini maghrebini erano finiti in ospedale, sei poliziotti e un militare dell'esercito avevano dovuto ricorrere alle cure dei sanitari.

A Ferragosto, 25 immigrati, dopo aver forzato una porta, erano fuggiti anche dal Centro di Gradisca d'Isonzo (Gorizia): in questi giorni sono stati rintracciati quasi tutti e al momento solo sei risultano irreperibili. Questi sono alcuni dei casi più eclatanti registrati recentemente nei Cie, dove si segnala un aumento delle proteste e dei tentativi di «evasione» dopo l'entrata in vigore della Legge 94 del 15 luglio 2009 che portato da 60 a 180 giorni il termine massimo di permanenza per chi vi è trattenuto. «Ospiti» e militanti delle associazioni di solidarietà con i migranti, lamentano nei Cie scarsa assistenza e informazione, sovraffollamento, degrado o inadeguatezza delle strutture, stato di «costrizione», convivenza forzata tra pregiudicati e incensurati, coabitazione tra persone provenienti da Paesi diversi: tutte condizioni aggravate dal caldo di questi mesi estivi.
Nel fare la cronaca delle proteste o le tentate fughe nei diversi Cie, non si può non notare che, in alcuni casi, queste sono avvenute quasi in contemporanea e con modalità tra loro molto simili. Un aspetto sul quale i funzionari di alcune Digos sembra stiano indagando.

I Centri di identificazione ed espulsione (come sono stati denominati nel 2008 gli ex Centri di permanenza temporanea - Cpt) sono stati istituiti dalla Legge Turco-Napolitano del 1998.
Il provvedimento di «trattenimento» viene adottato dal Questore quando non sia possibile eseguire immediatamente l'espulsione con accompagnamento alla frontiera o il respingimento per la necessità di soccorrere lo straniero, di accertamenti sull'identità o la nazionalità, di acquisire documenti per il viaggio o per la mancanza di un mezzo per affrontare il rimpatrio, oppure in attesa della convalida dell'accompagnamento se è impossibile il trattenimento in Questura. Ma al Cie finiscono anche coloro che fanno richiesta di asilo dopo essere stati oggetto di un provvedimento di espulsione, ad esclusione dell'espulsione a causa di ingresso clandestino o di trattenimento nel territorio nazionale senza aver fatto richiesta del permesso di soggiorno.

Nel gennaio scorso l'organizzazione umanitaria «Medici senza frontiere» aveva presentato un'indagine realizzata sulle condizioni dei Cie, evidenziando diffuse e gravi insufficienze nell'assistenza sanitaria, legale, sociale e psicologica prestata agli «ospiti» e una gestione complessiva in larga parte inefficiente con servizi spesso scarsi e scadenti. Uno spaccato contestato come «non veritiero» dal Governo che, per bocca del ministro dell'Interno Roberto Maroni ha in più di un'occasione annunciato l'idea di costruire un Cie in ogni Regione, a partire da quattro nuovi in Veneto, Toscana, Campania e Marche da realizzare entro il 2010. Attualmente le strutture in funzione sono 13: Gradisca d'Isonzo -Gorizia -, Torino, Milano, Modena, Bologna, Roma (il più grande), Crotone, Lamezia Terme - Catanzaro -, Bari, Brindisi, Trapani, Caltanissetta, Lampedusa).
Complessivamente, la capienza massima si attesta a poco più di 1.900 posti.