29 marzo 2024
Aggiornato 05:30
Polemica sulla delibera

Alemanno: non una tassa sui cortei ma contributi sui servizi

Il Sindaco della Capitale: «Il diritto di manifestare non si può scaricare sulle spalle dei cittadini»

ROMA - Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, precisa che non di tassa sui cortei si tratta bensì di «contributi sui servizi». Dopo la polemica scatenata dalla delibera annunciata dal primo cittadino della capitale, lo stesso Alemanno, in una nota, fa l'elenco dei costi che ogni grande manifestazione pesano sulla città eterna: dai 18mila euro per pulizie, soccorsi, transenne, protezione civile, straordinari di polizia per 10mila persone in piazza, fino ai 100mila euro per 100mila persone fino a 215mila euro per le «manifestazioni più imponenti». E, lamentando anche la «situazione delle finanze comunali ereditata dalle precedenti gestioni», il sindaco di Roma sottolinea: «Il diritto di manifestare non si può scaricare sulle spalle dei cittadini», e quindi «chi si agita contro la nostra proposta non conosce le cifre dei costi vivi che il Comune di Roma deve sopportare per ogni grande manifestazione».

Esenti dal contributo sembrano comunque destinate ad essere le categorie deboli: «Se si tratta di cortei giovanili, studenteschi o di disoccupati, siamo d'accordo che questi costi ricadano sulle casse pubbliche», precisa il sindaco, ma «in tutti gli altri casi» - sottolinea - «non può essere uno scandalo chiedere questo sforzo economico». Sforzo che secondo il sindaco potrebbe anche essere a carico dello Stato, «e per verificare questa disponibilità manderemo un'esplicita richiesta in questo senso alla Prefettura e al ministero degli Interni», ma se tale disponibilità non vi fosse «è inevitabile che il Comune di Roma provveda con un'ordinanza che stabilisca forme di risarcimento economico, oppure in alternativa delle precise modalità affinché questi servizi vengano forniti direttamente dagli organizzatori attraverso volontariato o privati». Un contributo quindi a detta del sindaco «necessario», che «nessuno vuole limitare il diritto di manifestare».