28 marzo 2024
Aggiornato 23:30
Polemiche dopo la decisisione dell'UE

Ronchi: battaglia su brevetto europeo in 3 lingue

«Decisione discriminatoria verso l'Italia. Di fatto però significherebbe legittimare che esistono lingue di serie A e lingue di serie B»

ROMA - «La decisione della Commissione europea di imporre il trilinguismo anche nel progetto di brevetto europeo è inaccettabile. L'Italia è pronta a dare battaglia come già accaduto in passato per i bandi di concorso». Lo scrive il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi, nel suo nuovo editoriale pubblicato sul sito del Ministero www.politichecomunitarie.it.

«La tutela della lingua italiana in Europa - spiega Ronchi - rappresenta una priorità del mio incarico e mi sono sempre rifiutato di dare ascolto alle obiezioni di coloro che ci hanno suggerito a più riprese un atteggiamento più remissivo». Non si tratta, puntualizza il ministro, di «una inutile battaglia di principio» o di «una sterile chiusura rispetto a un mondo che avanza». Nessuno mette in dubbio che «oggi lo studio di una o più lingue rappresenta un passaggio di fondamentale importanza per poter essere competitivi nel mondo del lavoro. Altro però è accettare passivamente che in Europa metta radici un cartello linguistico destinato a favorire i madrelingua inglesi, francesi e tedeschi».

L'ultimo esempio, secondo il Ministro, è la decisione della Commissione europea di imporre il trilinguismo anche nel progetto di brevetto europeo, motivando questa scelta come una necessità dettata da motivazioni di risparmio economico. Di fatto però significherebbe «legittimare che esistono lingue di serie A e lingue di serie B. E ciò in contrasto con quanto previsto nei Trattati dell'Unione in merito al principio della pari dignità delle lingue». Senza contare, rileva Ronchi, le dannose ricadute per le imprese italiane: «Cosa può fare un piccolo imprenditore della provincia italiana davanti a un testo tecnico complesso e oltretutto redatto in una lingua che non è la propria?» Una «decisione discriminatoria» che «il governo italiano non ha alcuna intenzione di accettare» come già accaduto in passato per i bandi di concorso europei. «Anche in quel caso - ricorda Ronchi - la Commissione decise per la pubblicazione nelle solite tre lingue privilegiate ma il Tribunale di primo grado dell'Unione Europea accolse un ricorso presentato proprio dall'Italia». Niente carte bollate, promette Ronchi, ma il «governo chiederà con forza il rispetto delle richieste di un Paese come l'Italia che oltre ad essere tra i maggiori contribuenti al bilancio comunitario può vantare circa 70 milioni di madrelingua a fronte di altre 120 milioni di persone che parlano correntemente l'italiano». Dall'Unione serve «ascolto e attenzione» perchè anche sul tema della democrazia linguistica «si misura la volontà delle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo di avvicinare l'Europa ai propri cittadini».