19 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Il caso del ragazzo pestato

Gugliotta: io urlavo e loro mi menavano

«La botta più forte è arrivata quando ho detto: non c'entro nulla». Le ferite: «Il labbro, la schiena, il braccio, il fianco»

ROMA - «Io urlavo le mie ragioni, cercavo di spiegare ma loro mi colpivano. Saranno stati sette od otto, era tutta una camionetta. Sono pieno di lividi: stanotte ho dormito tre ore, pensavo a quello che ho vissuto». Ha detto così Stefano Gugliotta, il ragazzo di 25 anni arrestato dopo la finale di Coppa Italia dalla polizia.

Ieri è tornato in libertà dopo alcuni giorni di carcere, «Ma sono stati duri, difficili da passare». In relazione al suo arresto è indagato un agente di polizia per il reato di lesioni e Gugliotta resta accusato di resistenza a pubblico ufficiale. «Io so solo che quella sera ho cenato con i miei genitori, poi sono uscito con un amico per andare a una festa di compleanno di mio cugino. Eravamo in motorino. A un certo punto uno mi ha intimato l'alt, mi sono fermato. Quando ho chiesto perché, il poliziotto mi ha dato un cazzotto in bocca, non sono scappato, potevo farlo».