19 maggio 2024
Aggiornato 03:00
Tante anomalie

Caso Uva: a breve nuovo esposto alla Procura di Varese

Il Legale della famiglia: «Indagini serie o chiudere il caso e andremo alla Corte di Giustizia UE»

VARESE - L'avvocato Fabio Anselmo, legale dei familiari di Giuseppe Uva, il varesino di 43 anni morto nel 2008, poche ore dopo essere stato fermato dai carabinieri ubriaco per strada, il 14 giugno, in circostanze «da chiarire», presenterà a breve un esposto alla procura di Varese con alcuni «quesiti» sulla «tante anomalie» del caso denunciato, nei giorni scorsi, anche da Luigi Manconi, presidente dell'associazione «A buon diritto».

Anselmi è l'avvocato della famiglia Cucchi e ad Apcom spiega: «Quello di Stefano è un caso in cui ora, finalmente, sappiamo cosa è accaduto e di chi sono le responsabilità. Per quanto riguarda invece Giuseppe Uva l'accaduto non è ancora chiaro». Secondo Anselmi bisogna partire «da quello che è successo in caserma prima del ricovero»: probabilmente, come nel caso Cucchi, c'è stato «un pestaggio». Tant'è che Uva aveva fratture alla colonna vertebrale e lesioni alle parti intime.

Sul caso sono aperti due «tronconi d'indagine» della procura di Varese: il primo ha portato all'individuazione di due indagati con l'accusa di omicidio colposo, mai rinviati a giudizio, che sono i due medici che hanno avuto in cura Uva al momento del ricovero» e che avrebbero somministrato all'uomo dei farmaci incompatibili con l'ubriachezza. Il secondo troncone ha portato all'apertura di un procedimento «contro ignoti, un modello 45 che contiene tutto e niente» - spiega Anselmi.
Per questo «noi chiediamo che o le indagini siano fatte sul serio o che si vada davanti al Gip, che assolverà i medici sostenendo che si è trattato di un caso di autolesionismo. Così noi potremo andare davanti alla corte di giustizia europea per chiedere di avere davvero giustizia».

Anselmi precisa: «Non si può sempre parlare in Italia di autolesionismo ogni volta che qualcuno muore dopo avere avuto contatti con le forze dell'ordine. In questo caso sono successi atti di una gravità tale da restare allibiti. Giuseppe non era un delinquente - aggiunge il legale - non era armato, e ancora non si capisce perchè il carabiniere che lo conosceva bene se la sia presa con lui e non con il suo amico, che è stato anche lui fermato e che peraltro non è mai stato sentito dall'autorità giudiziaria in merito a quanto accaduto quel giorno».