26 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Caso RAI-AGCOM

Bufera su Masi per Trani, minoranza in Cda: si dimetta

Per il Direttore Generale la fiducia del Premier, ma Garimberti: «Fare subito chiarezza»

ROMA - Paolo Ruffini «mandato via» dai Rai tre, e «la Rai che sta iniziando ad aggiustare». Missione in corso secondo il colloquio che, dalle ultime intercettazioni uscite nell'ambito dell'inchiesta di Trani su Rai e Agcom il Dg Mauro Masi avrebbe avuto con il commissario Giancarlo Innocenzi. Materiale di peso quello pubblicato oggi, ed è bufera sul Dg di Viale Mazzini: due consiglieri ne chiedono le dimissioni, lui incassa la fiducia di Berlusconi e non molla. Restano i regolamenti e lo statuto Rai, con l'ipotesi, inedita e anche difficile, visti i numeri in consiglio, di un'indagine interna. E l'amarezza del Presidente Paolo Garimberti, deciso per ora a non farsi strattonare ma che chiede chiarezza, subito, per garantire il funzionamento dell'azienda, prioritario su tutto.

Stamani era tutto pronto per il Consiglio. Riunione corposa: sul tavolo la chiusura del caso talk show, la relazione di Masi su quello, delicato, del direttore del Tg1 Minzolini, indagato a Trani e accusato da opposizione e sindacati per i movimenti interni alla redazione. Ma è alla lettura dei giornali che Garimberti si ferma, consulta il consiglio, e decide di rinviare: ragioni di evidente opportunità visto che dagli ultimi stralci pubblicati Masi, al commissario Agcom Innocenzi parlerebbe dell'ex direttore di Rai tre Paolo Ruffini, («lo abbiamo appena mandato via, insomma stiamo riuscendo a fare..«).

Per la minoranza in Cda la misura è colma: Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten chiedono le dimissioni di Masi, per «la gravità» del contenuto delle intercettazioni e per l'esigenza di «tutelare l'immagine» e «la credibilità del servizio pubblico». Occorre, dichiarano, una «forte e chiara assunzione di responsabilità» in nome di «automomia e indipendenza» degli amministratori pubblici, caposaldo del servizio pubblico. Una richiesta che i due sottopongono anche al terzo consigliere di minoranza Rodolfo De Laurentiis, che opta però sulla richiesta di un «Cda straordinario» nel quale Masi deve «chiarire la sua posizione», mentre la maggioranza in Consiglio, per coerenza con l'indipendenza del servizio pubblico, dovrebbe rivedere il no allo stop dei talk show politici.