18 gennaio 2025
Aggiornato 06:00
Tre PM affiancati al titolare dell’indagine

Procuratore di Trani: Alfano non ci fa paura, inchiesta seria

Il premier a Innocenzi su «Annozero»: «Concertare per chiudere la trasmissione». Bossi: «Berlusconi al telefono dovrebbe stare più attento»

ROMA - Nessuna frattura nella Procura della Repubblica di Trani sull'inchiesta Rai-Agcom che ha toccato il presidente del Consiglio, nessun problema per l'annunciato invio degli ispettori inviati dal ministro della Giustizia Angelino Alfano: il procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo, ostenta tranquillità in una intervista a Repubblica. «Siamo a disposizione del Guardasigilli - dice - per tutti i chiarimenti che vorrà avere. Non abbiamo nulla da temere giacché sono sicuro che l'inchiesta balzata agli onori della cronaca è seria».

«FORMEREMO UN POOL» - Il magistrato non risponde a domande specifiche sull'inchiesta, «la legge - afferma - mi impone di rimanere muto come un pesce». Ma smentisce le voci di contrasti con il titolare dell'inchiesta, il sostituto Michele Ruggiero: «Assolutamente no. Non c'è nessuna frattura all'interno dell'ufficio del pubblico ministero. Piuttosto, armonia. Anzi, il termine esatto è coesione», dice, e aggiunge che la decisione di formare un pool è dovuta al fatto che «l'altro giorno Ruggiero mi ha chiesto di essere affiancato da altri colleghi».

MINZOLINI - Augusto Minzolini si difende e dice: «non sarò mai un direttore dimezzato». Sceglie ancora l'editoriale, il direttore, per dire la sua sul «frullatore mediatico», sul «perverso meccanismo innescato dall'inchiesta di Trani» e durante l'edizione delle 20 del «suo» Tg sostiene di aver parlato con il premier al telefono «perchè un direttore è innanzitutto un giornalista e parla non solo con il premier, ma con tutti quelli che vogliono interloquire con lui, come hanno fatto, al netto di ipocrisie, tutti quelli che hanno diretto il Tg1 prima di me».
Insomma, per Minzolini, qualcuno «vorrebbe invece un direttore che non parla con nessuno, un direttore muto e sordo, che se non sta al gioco, usando il linguaggio che Mussolini usò con Giovanni Amendola, va cacciato a pedate. Insomma - insiste il direttore del Tg1 - qualcuno vorrebbe un direttore dimezzato, solo che io non sarò mai un direttore dimezzato».

BOSSI: «BERLUSCONI STIA PIÙ ATTENTO» - La vicenda delle intercettazioni che hanno toccato Silvio Berlusconi nell'inchiesta di Trani sulla vicenda Rai-Agcom è «da matti», ma «forse Berlusconi dovrebbe stare più attento». Lo dice il leader della Lega nord Umberto Bossi, intervistato dal Corriere della sera.
«Anche se intercettano mia moglie al telefono con mio figlio - osserva - può sembrare chissà che. E a lui hanno fatto un gran danno». Da qui l'idea che il premier debba «stare più attento,», «però - aggiunge Bossi - non è che un presidente del Consiglio possa non parlare al telefono perché sa di essere sempre intercettato. Ma dove siamo? Non è una cosa normale, questa».