8 marzo, inutile rinunciare ai figli
Tanto fanno carriera i maschi. Posticipare la maternità non serve: «Preclusi i ruoli di responsabilità»
ROMA - Le laureate madri sono penalizzate e posticipare la scelta di avere figli o rinunciare alla maternità non serve ad avere maggiori possibilità di carriera: questa rimane appannaggio dei laureati maschi, in particolare con figli. Ad affermarlo, nel giorno della festa della donna, è il consorzio AlmaLaurea, al termine di uno studio nazionale sulle differenze di genere nell'inserimento lavorativo dei laureati e un'analisi sulle laureate, il lavoro e i figli.
L'analisi è stata raccolta nel volume «XI Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati», edito da Il Mulino, a firma dell'economista Eliana Baici (università del Piemonte orientale) e del sociologo Guido Maggioni (università di Urbino), e riguarda le laureate del 2003 intervistate a uno e cinque anni dal conseguimento del titolo, quindi nel 2004 e 2008.
In base a quanto dichiarato dalle laureate madri risulta che queste passano dal 6,5% al 21% (la maggioranza ha un solo figlio): «il 74% è occupato, 70 su cento possono contare su un lavoro stabile, sono in prevalenza dipendenti del pubblico impiego, soprattutto insegnanti, lavorano di frequente con un contratto a tempo parziale. Guadagnano 1.132 euro mensili netti e ritengono - più delle colleghe senza figli - inadeguato il guadagno sia rispetto al titolo di studio conseguito sia rispetto alla posizione lavorativa che ricoprono». n po' a sorpresa si scopre che per le laureate senza figli la realizzazione lavorativa non è molto diversa: «le occupate - scrive AlmaLaurea - sono 84 su cento, hanno un lavoro stabile nel 63% dei casi, per la maggior parte a tempo pieno, nelle grandi aziende. Guadagnano 1.195 euro mensili netti e ritengono il guadagno adeguato al titolo di studio e alla posizione».
Se è vero, infatti, sono le laureate senza figli ad ottenere ritorni maggiori (lavorano di più, guadagnano di più, 1.195 euro contro 1.132) e sono più soddisfatte del lavoro svolto, entrambi i 'collettivi' non arrivano a posizioni di responsabilità: «le donne, con o senza figli, - sottolineano i curatori della ricerca - non svolgono mansioni di coordinamento di altre persone».