Al Mezzogiorno non basta la politica delle opere pubbliche
L'appello della CEI: «Alimentare costantemente le risorse umane e spirituali»
ROMA - Mafia, disoccupazione e mancanza di rimedi seri, questi sono i mali del Sud secondo la Cei. «Il problema dello sviluppo del Mezzogiorno non ha solo un carattere economico, ma rimanda inevitabilmente a una dimensione più profonda, che è di carattere etico, culturale e antropologico»: afferma la Conferenza episcopale italiana nel documento 'Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno' diffuso oggi.
La Cei chiama così a una «Cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell'illegalità».
A questo proposito «La comunità ecclesiale, guidata dai suoi pastori, riconosce e accompagna l'impegno di quanti combattono in prima linea per la giustizia sulle orme del Vangelo e operano per far sorgere 'una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile'», afferma la Cei citando un discorso del Papa.
Il dramma del Sud, sottolinea la Cei, significa che nel Mezzogiorno si concentrano tutti i mali del paese a partire dalla disoccupazione: «I dati negativi si concentrano nelle regioni del Mezzogiorno, caratterizzate dalla presenza di molte famiglie monoreddito, con un alto numero di componenti a carico, con scarse relazioni sociali ed elevati tassi di disoccupazione. Questa situazione è favorita dalla bassa crescita economica e da una stagnante domanda di lavoro, che a loro volta provocano nuove povertà e accentuano il disagio sociale».
Il guaio dunque è la mafia ma non solo. I vescovi italiani stigmatizzano con forza la presenza della malavita organizzata al Sud, ma anche le più diffuse forme di corruzione e illecito, che, scrivono, arrecano «un grave pregiudizio allo sviluppo economico, sociale e culturale» al Sud Italia. «L'economia illegale - scrivono i vescovi «non si identifica totalmente con il fenomeno mafioso, essendo purtroppo diffuse attività illecite non sempre collegate alle organizzazioni criminali, ma ugualmente deleterie (usura, estorsione, evasione fiscale, lavoro nero...).