I vescovi: L'intreccio mafia-politica blocca il Mezzogiorno
Documento sul Mezzogiorno: «Mercato del lavoro alterato, appalti manipolati»
ROMA - Mafia, ma non solo. In un documento sul Mezzogiorno i vescovi italiani stigmatizzano con forza la presenza della malavita organizzata al Sud, ma anche le più diffuse forme di corruzione e illecito, che, scrivono, arrecano «un grave pregiudizio allo sviluppo economico, sociale e culturale» al Sud Italia.
«L'economia illegale - scrivono i vescovi nel documento Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno - non si identifica totalmente con il fenomeno mafioso, essendo purtroppo diffuse attività illecite non sempre collegate alle organizzazioni criminali, ma ugualmente deleterie (usura, estorsione, evasione fiscale, lavoro nero...). Ciò - proseguono i vescovi - rivela una carenza di senso civico, che compromette sia la qualità della convivenza sociale sia quella della vita politica e istituzionale, arrecando anche in questo caso un grave pregiudizio allo sviluppo economico, sociale e culturale».
Il «controllo malavitoso del territorio», prosegue la Cei, «porta di fatto a una forte limitazione, se non addirittura all'esautoramento, dell'autorità dello Stato e degli enti pubblici, favorendo l'incremento della corruzione, della collusione e della concussione, alterando il mercato del lavoro, manipolando gli appalti, interferendo nelle scelte urbanistiche e nel sistema delle autorizzazioni e concessioni, contaminando così l'intero territorio nazionale».