Roma, ritrovato uno scheletro con le ossa di 5 persone
Indagini a largo raggio per dare un nome ai resti ritrovati
ROMA - Omicidio plurimo e occultamento di cadavere. Sono queste alcune delle ipotesi di reato prese in esame della Procura di Roma per le indagini sullo scheletro formato con le ossa di cinque persone diverse, rinvenuto alla fine di via Pescaglia, nella zona Magliana, il 26 luglio del 2007.
Gli accertamenti, dopo le verifiche del dna, partono di fatto dalla storia del signor Libero Ricci, il cui documento d'identità, insieme con un mazzo di chiavi, è stato ritrovato in un marsupio, poco lontano dai resti. L'uomo scomparve il primo novembre del 2003, all'età di 77 anni. I familiari lanciarono un appello anche attraverso il programma 'Chi l'ha visto?'. L'inchiesta è affidata al pm Marcello Monteleone ed al procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani. L'ipotesi principale degli inquirenti, a questo punto, partendo dallo stato e dal modo in cui sono state tenute le ossa, è che ci si trovi di fronte all'azione di uno strano collezionista.
Sinora i dati certi sono pochi. Un teschio e una spina dorsale sono di una donna tra i 45 e i 55 anni (F1). E' deceduta tra il novembre 2002 e il novembre 2006. Altre ossa (F2) appartengono a un'altra donna, più giovane, tra i 20 e i 35 anni, morta tra il novembre del 1992 e il febbraio del 1998. I resti della terza donna (F3), anche lei giovane, tra i 35 e i 45 anni, ne datano il decesso tra l'aprile del 1995 e il dicembre del 2000. Il primo maschio (M1) aveva tra i 40 e i 50 anni quando è morto tra il febbraio 2002 e l'ottobre 2006. Il secondo (M2) aveva tra i 25 e i 40 anni, ed è morto tra il febbraio 1986 e l'ottobre 1989.
«Bisogna identificare le vittime», si spiega a piazzale Clodio. I risultati degli esami clinici, eseguiti all'Istituto di Medicina Legale della Sapienza, insieme al laboratorio «Circe» del dipartimento di scienze ambientali di Caserta, dell'Università di Napoli, hanno permesso di isolare il dna, ma sono indicazioni senza nome e cognome, ignote. Uno spunto investigativo, che dovrà esser sviluppato, parte anche dal fatto che la donna fra i 45 e i 55 anni denominata F1 ha un tracciato genetico «che appare ricollegabile ad un soggetto femminile appartenente alla famiglia» di Ricci, «sulla linea ereditaria materna».