28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Cronaca. Campania

Giro di «Lupe» a Pompei, chiusi 7 hotel a luci rosse

Sgominata organizzazione: 17 arresti. Le accuse sono associazione a delinquere dedita allo sfruttamento della prostituzione

POMPEI - Chiusi sette hotel e un appartamento a luci rosse a Pompei, nei pressi della zona degli scavi archeologici e della Villa dei Misteri. Il blitz dei carabinieri di Torre Annunziata eseguito oggi all'alba ha portato all'arresto di 17 persone. Le camere venivano cedute a ora, con le prostitute che erano ospitate negli alberghi dalle 9 alle 19 grazie alla compiacenza dei gestori delle strutture che in cambio ricevevano quota parte dei proventi. Il vasto giro di prostitute (Lupa, «prostituta», è il nome dato all'operazione) è stato sgominato dai militari del nucleo investigativo, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torre annunziata. Gli arresti sono stati eseguiti tra le province di Napoli, Avellino e Caserta. Le accuse sono associazione a delinquere dedita allo sfruttamento della prostituzione.

L'indagine, partita da Pompei, si è estesa a altri comuni della Campania, come Mercogliano e Serino (Avellino), San Nicola La Strada (Caserta), Napoli e Giugliano in Campania (Napoli). Alcuni alberghi, è stato accertato, si sostenevano esclusivamente con i proventi della prostituzione. Le prostitute sono arrivate a guadagnare in un giorno 3mila euro ciascuna. Il gruppo disponeva di un'ampia scuderia di donne per poter soddisfare qualunque tipo di lussuria, e la tipologia dei clienti che a loro si rivolgevano era variegata, appartenente a ogni ceto sociale. La tecnica del procacciamento dei clienti avveniva anche con inserzioni di annunci su riviste e quotidiani a tiratura spesso nazionale, pagati esclusivamente dalla prostituta a 85 euro.

Nulla era lasciato al caso. I vertici dell'organizzazione, con un rigido scadenzario, facevano ruotare le prostitute in ogni luogo prescelto, seguendo turni di servizio, anche festivi e tenendo conto dell'eventuale concorrenza di altre prostitute e, lì dove prevista, veniva inviata la ragazza più avvenente. Il prezzo di ogni prestazione sessuale non era a libera scelta della prostituta, ma era imposto dal vertice dell'organizzazione: 130 euro. E rispondeva a un rigido protocollo, poiché nel prezzo doveva essere compresa la cifra di 30 euro da elargire all'albergatore, 50 euro al reggente del gruppo, R.M., e 50 euro intascati dalla prostituta, come rimborso spese per l'autista e per l'annuncio sui giornali.

Per contrastare l'imbarazzante fenomeno, viste le grandi presenze turistiche della zona archeologica, il Comune di Pompei, nel 2007, emanò una specifica ordinanza con la quale inaspriva le ammende per gli automobilisti che venivano sorpresi a ingaggiare le prostitute lungo la strada. Il fenomeno è noto e particolarmente diffuso nell'arco serale a ridosso degli scavi e, in particolare, della prestigiosa Villa Dei Misteri. Lo stesso fenomeno si lega in qualche modo agli stessi scavi. E' celebre, infatti, a Pompei antica il 'lupanare', una struttura caratterizzata da piccole celle munite di un letto in muratura e di una porticina di legno sopra la quale è spesso dipinta una scenetta erotica, indicativa del tipo di prestazione offerta, ognuna col suo prezzo.

Singolari le dichiarazioni di uno dei titolari degli alberghi di Pompei, oggi sottoposto a sequestro, che il 26 ottobre 2007 rilasciò al quotidiano Il Mattino un'intervista in cui affermava di auspicare una serie mirata di azioni per debellare il fenomeno. I carabinieri ricordano anche il decesso, per arresto cardiocircolatorio, di un medico di Napoli, A.T. nel giorno di San Valentino dell'anno scorso, proprio in una casa di prostituzione di Napoli-Vomero, in Via Mario Ruta, mentre aveva una rapporto sessuale, probabilmente stimolato da psicofarmaci per aumentarne la prestazione, con una delle prostitute individuate. La donna diede una versione di comodo alla polizia intervenuta sul posto, per scongiurare conseguenze penali per lei, le sue colleghe e la proprietaria dell'appartamento.

La vicenda assume contorni ulteriormente torbidi, visto che la promotrice dell'organizzazione faceva prostituire la propria figlia di 20 anni e la nuora coetanea, per massimizzare i guadagni, trattando i propri affini alla stregua delle altre prostitute e pretendendo da loro la somma spettante per ogni singola prestazione.