16 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Cronaca. Sicilia

L'ombra della Piovra sui farmaci: 9 arresti a Palermo

Sgominata banda della Molara. I medicinali venivano quindi reimmessi sul mercato al 50% del valore reale

PALERMO - L'ombra della Mafia sul traffico illecito dei farmaci. Rapine a depositi e corrieri di medicinali servivano a procacciare guadagni alle famiglie dei boss. I carabinieri di Palermo hanno sgominato stamani la «banda della Molara». In manette, su disposizione del Tribunale di Palermo, sono finite nove persone, due sono ricercate. Il gruppo, tra il 2006 e il 2008, è ritenuto responsabile di 14 rapine ai danni di agenzie assicurative e attività commerciali connesse con la distribuzione dei farmaci (corriere espressi e depositi), nei quartieri San Lorenzo, Viale Lazio, Noce, Calatafimi e Libertà del capoluogo siciliano, ma anche a Termini Imerese, Bagheria e Villabate, per un valore complessivo di oltre un milione di euro.

Uno dei dati più inquietanti emerso dall'indagine è che i rapinatori, con informatori farmaceutici compiacenti che fungevano da mediatori e ricettatori qualificati, collocavano i prodotti presso le farmacie. I medicinali venivano quindi reimmessi sul mercato al 50% del valore reale. E a questo giro d'affari non era estraneo l'interesse delle famiglie mafiose della città di Palermo.

La banda aveva la sua base operativa in alcuni bar di Borgo Molara dove decidevano gli obbiettivi da colpire, l'organizzazione degli «appalti», come erano chiamati, in gergo, i colpi. Alcuni sono stati particolarmente violenti. Eclatante quello dell'8 novembre 2007, quando i banditi si appostarono nei pressi del deposito denominato «So.FarmaMorra» di via Valdemone a Palermo e, dopo aver appurato il caricamento della merce da parte dei furgoni, ne seguirono uno. Il gruppo, incappucciato e armato, bloccò il mezzo, fece scendere il conducente, e lo condusse a bordo di un'altra autovettura in una zona distante per liberarlo dopo qualche ora.

I carabinieri del nucleo operativo della compagnia Palermo Piazza Verdi hanno eseguito indagini tradizionali, con riscontri sulle scene del crimine. Testimonianze, foto, filmati da telecamere a circuito chiuso e intercettazioni telefoniche hanno poi composto un puzzle puntuale dei movimenti della banda. I basisti consentivano di individuare gli obiettivi più remunerativi, avvertendo dei flussi di denaro nelle casse delle agenzie, venivano predisposti i colpi, con la precisa individuazione dei mezzi da impiegare, degli ostacoli da superare, delle vie di fuga da imboccare per dileguarsi nel traffico palermitano. Fondamentali per l'indagine le rivelazioni di un collaboratore di giustizia.