24 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Giustizia. Campania

Minore resta in cella perché rom, sentenza choc a Napoli

Interrogazione dei radicali: sorprendenti le motivazioni del giudice

NAPOLI - Una ragazzina di 17 anni si è vista negare, dopo un anno e mezzo di carcere, gli arresti domiciliari dal tribunale dei minori di Napoli perchè rom, e come tale «è concreto il pericolo di recidiva», non solo, per i giudici in sintesi il carcere è l'unica possibilità perchè i rom non rispettano le regole. Una decisione «sorprendente», che rischia di creare due giurisdizioni, di cui una più restrittiva ad hoc per gli stranieri, spiega Rita Bernardini, deputata radicale-Pd, componente della Commissione Giustizia, che per questo ha presentato un'interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia, chiedendo di verificare l'ordinanza del tribunale e se del caso avviare un provvedimento disciplinare.

La vicenda è narrata dal settimanale Espresso. Protagonista è Angelica V., una ragazzina rom di quindici anni, accusata di aver tentato di rapire una neonata a Ponticelli nel maggio del 2008 è stata condannata in primo grado ed in appello a tre anni e otto mesi di reclusione; condanna piena senza benefici di legge, nonostante la ragazzina fosse incensurata e in stato di abbandono. La minore da un anno e mezzo è reclusa nel carcere minorile di Nisida, il suo avvocato - Cristian Valle - ha chiesto prima dell'estate, gli arresti domiciliari.

Istanza rigettata dal Tribunale per i minorenni di Napoli, in sede di appello al riesame. E nel provvedimento di rigetto - riportato dal settimanale e trascritto in calce nell'interrogazione - si legge: «Emerge che l'appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom. Ed è proprio l'essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che rende, in uno alla mancanza di concreti processi di analisi dei propri vissuti, concreto il pericolo di recidiva».