29 marzo 2024
Aggiornato 00:00
Italia. Sanità

La UE condanna l'Italia su norme donazione tessuti e cellule

Doveva recepire un direttiva entro il primo novembre 2006

BRUXELLES - La Corte din Giustizia delle Comunità europee ha condannato oggi l'Italia per il mancato recepimento di una direttiva del 2006 che prescrive le tecniche per la donazione, l'approvvigionamento e il controllo di tessuti e cellule umani.
Il ricorso per il mancato recepimento della direttiva 2006/17 era stato avviato all'inizio di quest'anno dalla Commissione Ue, che richiedeva di constatare che l'Italia, non avendo adottato le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva della Commissione «è venuta meno agli obblighi che ad essa incombono». Gli Stati membri, ricorda la Corte dovevano adottare le disposizioni necessarie entro il primo novembre 2006.

Già nel maggio 2008 la Commissione aveva inviato all'Italia un parere motivato con cui invitava ad adottare i provvedimenti necessari per il recepimento della direttiva entro due mesi.

Nel luglio 2008, la Repubblica italiana rispose comunicando alla Commissione che il Consiglio dei Ministri del 13 giugno 2008 aveva adottato uno schema di decreto legislativo, il quale doveva essere sottoposto per i prescritti pareri alla Conferenza «Stato-Regioni» e alla competente commissione parlamentare, per cui l'approvazione definitiva delle disposizioni necessarie al detto recepimento era prevista per il 1° agosto 2008.

Poi di nuovo il silenzio, nessuna comunicazione da Roma e quindi nel gennaio 2009 la Commissione si è decisa per il ricorso alla Corte, la quale nella sentenza sottolinea che «la Repubblica italiana non contesta l'inadempimento fatto valere. Essa precisa che l'iter legislativo diretto ad assicurare tale recepimento non è ancora concluso, ma potrà essere rapidamente portato a termine, poiché gli schemi di decreti legislativi necessari sono già stati preparati».

Indipendentemente dagli impegni annunciati dall'Italia la Corte ha però ritenuto che non essendo stata recepita la direttiva entro i due mesi imposti dal parere motivato del maggio 2008, «il ricorso presentato dalla Commissione dev'essere considerato fondato. Di conseguenza, occorre constatare che la Repubblica italiana, non avendo adottato, entro il termine stabilito, le disposizioni necessarie per conformarsi alla direttiva, è venuta meno agli obblighi che ad essa incombono».

Quindi la condanna della Repubblica italiana per non aver adottato «entro il termine stabilito, le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva». Oltre a ciò l'Italia dovrà anche pagare le spese processuali.