29 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Le parole di Wojtila riecheggiano ancora oggi tra i vescovi italiani

CEI: «Clan mafiosi fuori da Chiesa, serve impegno di tutti»

I Vescovi in assemblea approvano documento su Mezzogiorno

ASSISI - Era il maggio del 1993 quando, a un anno circa dall'uccisione dei giudici Falcone e Borsellino, Giovanni Paolo II denunciò per la prima volta la «mafia». Disse proprio così, chiamandola, inusualmente, per nome.

LE PAROLE DI WOJTYLA - «Dio - affermò in un discorso a braccio nella Valle dei Templi di Agrigento - ha detto non uccidere: nessuna agglomerazione umana, mafia, può calpestare questo diritto santissimo di Dio». Tuonò, Wojtyla: «Lo dico ai responsabili: Convertitevi. Una volta verrà il giudizio di Dio!». Parole che riecheggiano ancora oggi tra i vescovi italiani. Tanto che, mentre la magistratura torna ad occuparsi di quegli omicidi e della «trattativa» tra Stato e Cosa nostra, mentre l'opinione pubblica si interroga sui legami tra criminalità organizzata e politica, il tema rimbalza anche ad Assisi, dove si tiene l'assemblea generale straordinaria della Conferenza episcopale italiana.

ATTENZIONE AL SUD - I vescovi approveranno oggi un documento dedicato al Mezzogiorno. Sul Sud concentrano da tempo la loro attenzione. Preoccupati dalle intemperanze della Lega e dall'effetto della crisi economica (proprio ieri il cardinal Bagnasco ha indicato il meridione come area a cui prestare particolare attenzione), affronteranno anche il tema della criminalità organizzata. E se Claudio Magris, dalle colonne del Corriere della sera, ha chiesto alla Chiesa di «pronunciare ad alta voce una scomunica ufficiale e specifica» dopo la diffusione di un video che ritraeva un omicidio in pieno giorno a Napoli, oggi è un vescovo siciliano, interpellato dai giornalisti, a rispondere.

«Non c'è bisogno di comminare esplicite scomuniche - spiega il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata - perché chi fa parte di queste organizzazioni criminali già automaticamente è fuori dalla comunione ecclesiale anche se si ammanta di religiosità». La memoria va ai «pizzini» che Bernardo Provenzano conservava nella sua Bibbia. Crociata però puntualizza: «Non si risolve questo dramma sociale solo richiamando, come è doveroso, l'esclusione dalla Chiesa, ma con l'impegno di tutti».