28 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Nave dei veleni

Grasso: «A Cetraro caso chiuso, niente radioattività»

«Si tratta di una nave affondata nel 1917». Legambiente: «E’ urgente verificare subito tutte le altre situazioni a rischio»

ROMA - Per verificare l'eventuale presenza di radioattività sono stati effettuati accertamenti in un raggio di sette chilometri dal punto in cui si trovava il relitto nelle acqua al largo di Cetraro. Lo ha spiegato il procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, che ha presentato i risultati delle indagini della nave affondata nel Tirreno cosentino.

CASO CHIUSO - «Sono stati fatti gli accertamenti - ha spiegato - in un raggio di sette chilometri dal punto in cui si trovava la nave e non è stata riscontrata alcuna traccia di radioattività. Sotto questo aspetto gli accertamenti - ha aggiunto - sono completi».
«Il caso del relitto di Cetraro è certamente chiuso», ha spiegato Grasso presentando i risultati delle indagini sull'imbarcazione scoperta nelle acque del cosentino.

L'area, ha specificato il procuratore, non è inquinata e la stiva di quello che si è scoperto essere un piroscafo affondato durante la prima guerra mondiale è vuota. Si tratta della nave passeggeri «Catania», il nome è sicuro perché è stampato chiaramente lungo lo scafo, costruito nel 1906 e affondato nel 1917.

«Esiste - ha precisato il procuratore della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro Vincenzo Lombardo - più di un tipo di radioattività. La strumentazione della nave Nautilus della Regione Calabria aveva già indicato l'assenza di radioattività, ma la preoccupazione era che ci fossero raggi alfa, che sono comunque pericolosi. Ora i vigili del fuoco hanno verificato anche l'assenza di questi raggi. Che non ci sia radioattività - ha concluso - è evidente anche dal fatto che è pieno di pesci e di vegetazione».

LEGAMBIENTE: «ALTRE SITUAZIONE A RISCHIO» - «Il risultato dell’indagine su Cetraro – ha dichiarato Sebastiano Venneri, vicepresidente nazionale di Legambiente - non deve in alcun modo rappresentare una battuta d’arresto nella ricerca della verità sulle navi dei veleni e su tutte le vicende relative ai traffici illeciti di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi nel nostro Paese. Che l’Italia e il Mediterraneo siano stati teatro di smaltimenti illeciti, non è infatti una fantasia ambientalista ma un fatto, denunciato e provato da molteplici fonti e indagini».

Dell’affondamento di una nave dei veleni a largo delle coste di Cetraro aveva parlato un collaboratore di giustizia nel 2004. Nel 2006 la commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta da Paolo Russo, ribadì le stesse informazioni. «Se si fosse intervenuti con maggiore prudenza e determinazione nel verificare le fonti e nel cercare il relitto – ha continuato Venneri - avremmo probabilmente ottenuto la verità, in tempi più brevi e con minor spreco di energie».