Anm: «E' tempo di riforme serie, vane le intimidazioni»
«No a modifiche punitive. Magistratura responsabile e unita contro i tentativi di interferenza»
ROMA - No a modifiche legislative «punitive» per le toghe, sì a «riforme serie». L'Associazione nazionale magistrati fa un bilancio della manifestazione di ieri e ribadisce che «al rifiuto nei confronti di qualsiasi intimidazione e verso modifiche legislative ispirate da intenti punitivi - e che nessun contributo hanno finora dato né daranno alla credibilità della giustizia e alla sua maggiore efficienza - si è accompagna la rinnovata richiesta di riforme davvero significative e importanti, nell'interesse dei cittadini e del mondo produttivo, e perciò dell'intero Paese».
INDIPENDENZA DA OGNI ALTRO POTERE - «La composta partecipazione di migliaia di giudici e pubblici ministeri alle assemblee indette in tutti i distretti giudiziari e in molti tribunali - spiega la nota - con gli interventi anche dei rappresentanti dell'avvocatura e del personale giudiziario, ha testimoniato al Paese e agli esponenti delle istituzioni che non ne fossero convinti la serietà e il senso di responsabilità della magistratura e di tutti quanti hanno a cuore le sorti di un servizio essenziale per la democrazia e la convivenza civile, il cui presupposto è l'indipendenza da ogni altro potere».
MAGISTRATURA UNITA - Quanto è emerso nelle discussioni, spiega l'Anm in una nota firmata dal presidente Luca Palamara, dal vice presidente Gioacchino Natoli, dal segretario Giuseppe Cascini e dal vice segretario Silvana Sica, sarà approfondito, insieme con i colleghi della giunta dell'Anm, e rimesso alle valutazioni del Comitato direttivo centrale, che il 17 ottobre scorso aveva indetto le assemblee e tornerà presto a riunirsi. L'Anm si dice orgogliosa di rappresentate «una magistratura unita e singoli colleghi, che non rinunciano ai propri doveri e alla propria dignità, nonostante accuse e insinuazioni che, oggettivamente, rappresentano tentativi di intimidazione o di interferenza».
«L'inutilità di questi tentativi dovrebbe indurre tutti a rinunciarvi - conclude l'Anm - tornando ciascuno a fare bene la propria parte, nel proprio ambito di responsabilità e di legittimazione; come la magistratura cerca di fare al suo interno, e continuerà a fare anche in vista di scadenze importanti come l'elezione del nuovo Consiglio superiore della magistratura».
LODO GHEDINI - Sul cosiddetto «lodo Ghedini», che sposterebbe a Roma i processi per le alte cariche, ha risposto «di non poter andare dietro a tutti gli annunci, bisogna vedere i testi scritti. Non sono certo che queste siano le riforme che servono alla giustizia». È lo stesso Guardasigilli Angelino Alfano a smentire però che si vogliano trasferire nella Capitale i processi del Cavaliere: «Noi non stiamo lavorando per questo». A parlare per il premier è oggi il suo portavoce Paolo Bonaiuti secondo il quale il Cavaliere «ha detto, con grande tranquillità, di essere pronto ad affrontare i processi che lo vedranno impegnato, anche se questo gli porterà via del tempo dall’attività di Governo».