Dopo il no al lodo, Berlusconi vaglia ogni ipotesi
Gli alleati: «Andiamo avanti insieme per fare riforme e federalismo»
ROMA - Un inedito asse tra Gianfranco Fini e Umberto Bossi, per stoppare immediatamente, prima ancora che arrivasse la bocciatura del Lodo Alfano, ogni tentazione di ricorrere al voto anticipato: la priorità è far proseguire il cammino delle riforme, federalismo in testa, con la stessa maggioranza uscita dalle urne.
Fini chiama Berlusconi - E' stato lo stesso leader leghista a chiarire ai giornalisti, subito dopo aver pranzato con il presidente della Camera, che nessuno dei due voleva interrompere la legislatura e tornare al voto. Mentre il Presidente della Camera chiamava al telefono Silvio Berlusconi, subito dopo la pubblicazione della sentenza, per assicurare che la coalizione non subirà cedimenti: si va avanti, mantenendo la calma, con la maggioranza uscita dalle urne, sarebbe stato il ragionamento di Fini. Dopo la sentenza, è stato lo stesso Silvio Berlusconi a dire che «si va avanti».
Dichiarazioni accolte con soddisfazione dagli alleati, visto che fino a qualche minuto prima, la posizione del premier oscillava tra la tentazione di un gesto forte, sentendosi «delegittimato» dalla sentenza, e la volontà di andare avanti per tutta la legislatura: nei minuti concitati seguiti alla pronuncia della Corte, il premier al telefono con i suoi ancora accarezzava la tentazione di un gesto di rottura.
Bossi: «non voglio le elezioni anticipate» - Ieri all'ora di pranzo, mentre i giudici costituzionali ancora non si erano espressi ma i boatos davano per probabile la bocciatura, Bossi lasciava gli uffici del suo gruppo a Montecitorio per varcare la soglia dello studio del Presidente.
L'ingresso era accompagnato da toni bellicosi: se la Consulta avesse bocciato il Lodo Alfano «noi entreremmo in funzione trascinando il popolo». Ma all'uscita, Bossi precisava che non si tratta di elezioni anticipate: «Io non le voglio, Fini non le vuole».
Fini: «Spero nelle riforme» - Qualche ora dopo, Fini interveniva al convegno della fondazione di Montezemolo, spiegando: «Io non ho perso la speranza che questa legislatura, pur nel clima in cui ci troviamo, riesca a segnare un cambio di passo almeno sull'organizzazione della nostra Repubblica, perché alcune riforme di cui si è parlato tanto e poi non si sono realizzate devono essere necessariamente portate a compimento».