24 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Politiche per l'Immigrazione

Vaticano: «In Italia pochi sostegni sociali a rifugiati»

Monsignor Vegliò: «Diritto asilo viene prima di problemi concreti. Alla Chiesa spetta la responsabilità di richiamare tutti alla solidarietà»

Città del Vaticano - In Italia ed in altri paesi «il rifugiato è ancora troppe volte confuso con l'immigrato per motivi economici e non gode dei dovuti sostegni sociali»: lo afferma l'arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ricordando che quello all'asilo è «un diritto umano fondamentale», il cui rispetto «viene prima dei problemi concreti legati alla sua attuazione».

Alla Chiesa non compete valutare le scelte politiche in materia di immigrazione, ma spetta comunque la responsabilità di richiamare tutti al «dovere della solidarietà verso coloro che vivono in situazioni di maggiore vulnerabilità, come rifugiati e migranti», spiega Vegliò in un'intervista pubblicata dall'Osservatore romano' il giorno successivo all'incontro del Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone con il leader della Lega Umberto Bossi. Per il fatto che i rifugiati «pesano, soprattutto inizialmente, sulle casse dello Stato - sono gli ultimi arrivati e sono stranieri - negli ultimi decenni è stato facile per alcune frange di certi Paesi europei, come Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Austria e Olanda, identificarli come intrusi e approfittatori dei sistemi di assistenza sociale. Invece, nei recenti Paesi di rifugio - come Italia, Grecia, Malta e nazioni dell'Est europeo - il rifugiato è ancora troppe volte confuso con l'immigrato per motivi economici e non gode dei dovuti sostegni sociali», sottolinea Vegliò.

«Non bisogna dimenticare - sottolinea il presule - che i motivi di fuga sono molto complessi e spesso le persone non scappano da persecuzioni politiche direttamente rivolte alle loro persone, ma da situazioni generali di pericolo e di violazione dei diritti umani, che rendono la vita impossibile in numerosi Paesi, per cui risulta difficile distinguere tra migranti 'economici' e rifugiati».