19 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Società. Religione

Card.Tettamanzi: «Tra Cristiani e Musulmani stima reciproca»

Messaggio per fine Ramadan: «Insieme contro ogni povertà»

MILANO - Cristiani e musulmani «devono poter convivere nella reciproca stima e nel rispetto della legalità e dell'ordinamento civile di ogni stato laico e democratico», secondo il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, che ha scritto ai musulmani della sua diocesi un messaggio per la fine del Ramandan.

«Insieme - scrive il porporato in un messaggio pubblicato in questi giorni sul sito della diocesi - per vincere la povertà: la povertà materiale di chi non ha cibo per il corpo, la povertà spirituale di chi è ostacolato nella possibilità di nutrire facilmente il proprio spirito religioso, la povertà culturale degli atteggiamenti intolleranti e fondamentalisti, uguali e contrari, che purtroppo non mancano nei nostri mondi cristiano ed islamico».

Facendo riferimento al tema scelto per l'Expo 2015, 'Nutrire il pianeta', Tettamanzi scrive: «Come vincere la povertà di tutti coloro che ogni giorno muoiono di fame? Un dramma che scuote la coscienza di ogni persona di buona volontà. Uno scandalo che non può non mobilitare la coscienza religiosa dei cristiani come dei musulmani. E allora perché non cercare di collaborare insieme in qualche iniziativa con il comune scopo di sensibilizzare le coscienze dei cittadini ad un impegno personale e sociale di sobrietà e solidarietà?».

Per l'arcivescovo di Milano, inoltre, «soprattutto in questa nostra parte di mondo opulento è necessario ripartire dalla sobrietà personale e sociale, cambiando il nostro stile di vita, che è troppo dispendioso. Questo impegno morale può accomunare persone di culture e religioni differenti verso il grande obiettivo della solidarietà umana, di tutta la famiglia umana». Infine, «oggi in diversi luoghi della terra non c'è pace anche perché non c'è libertà religiosa. Molti, anche cristiani, sono discriminati e perseguitati per motivi religiosi. E' pertanto un dovere di tutti, musulmani e cristiani, vincere quella povertà culturale che è il terreno in cui nascono e si sviluppano le forme incivili e intolleranti del fanatismo fondamentalista che nega l'altrui libertà di culto».