20 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Ue chiede spiegazioni

Immigrati, Maroni: «Avanti con respingimenti»

Protesta anche l'Unhcr: «Negata a somali possibilità asilo»

ROMA - L'Unione Europea prenderà informazioni, l'Onu già condanna il comportamento dell'Italia: il respingimento del gommone con i 75 somali mette la politica di contrasto all'immigrazione del governo italiano sotto la lente degli organismi internazionali, e scatena in Italia altre polemiche.

Minimizza il ministro dell'Interno Roberto Maroni, secondo il quale la richiesta di informazioni da parte di Bruxelles è «prassi normale», e ribadisce la linea del rigore: «I respingimenti continueranno». Ma la portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Laura Boldrini, denuncia: «Nonostante fossero ancora a bordo della motovedetta italiana e quindi in territorio italiano, ai somali non è stata data la possibilità di fare richiesta di asilo».

Per vederci chiaro, la Commissione europea «invierà una richiesta di informazioni ai due paesi interessati, Italia e Malta, per poter valutare la situazione», riferisce a Bruxelles un portavoce dell'Esecutivo comunitario, Dennis Abbott.

Che ricorda come «qualunque essere umano ha diritto di sottoporre una domanda che gli riconosca lo statuto di rifugiato o la protezione internazionale». Sull'argomento era già intervenuto il 15 luglio scorso il commissario alla Giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot: «Gli Stati devono astenersi dal respingere una persona (direttamente o indirettamente) laddove potrebbe correre un rischio reale di essere sottoposta a tortura o a pene o trattamenti inumani o degradanti. Inoltre - continuava il testo di Barrot - gli Stati non possono respingere dei rifugiati alle frontiere dei territori in cui la loro vita o la loro libertà potrebbe essere minacciata a causa della loro razza, religione, nazionalità, affiliazione a un gruppo sociale particolare, o della loro opinione politica».

Proprio quando, a giudizio di Laura Boldrini, è avvenuto sul gommone intercettato delle motovedette italiane: «Sono stati respinti donne e bambini somali che hanno chiesto di poter fare domanda d'asilo, implorando di non essere rimandati in Libia. Ma, nonostante fossero ancora a bordo della motovedetta italiana e quindi in territorio italiano, non gli è stata data la possibilità di fare richiesta di asilo. E sono stati rimandati indietro. Di fatto, gli è stato negato un diritto riconosciuto dalle convenzioni internazionali e questo è molto grave». Nè è semplice fare domanda di asilo dai campi in territorio libico: «La Libia - spiega Boldrini - non riconosce, formalmente, l'Alto Commissariato, non ha firmato la Convenzione di Ginevra, non ha una legge d'asilo».

Di diverso avviso il ministro Maroni, secondo il quale in Libia «se qualcuno di questi avrà i requisiti per chiedere asilo politico potrà farlo. Chi dice che non rispettiamo le norme internazionali è in malafede». Per l'esponente leghista, dunque, «abbiamo rispettato e continueremo a rispettare tutte le norme internazionali e i trattati. Lo abbiamo fatto finora e anche in questo caso. Spiace solo che alcuni giornali abbiano scritto che si tratterebbe di 70 rifugiati somali invece si tratta di 70 clandestini che hanno cercato di approdare illegalmente sulle coste italiane la cui nazionale è da accertare». Dire che si tratta di rifugiati, secondo Maroni è «fare propaganda politica».

La linea del governo dunque non cambia, nè Maroni concede spazio alla possibilità di una regolarizzazione per altre tipologie di lavoro simile a quella per colf e badanti».

Quanto alla situazione nei Cie, «non c'è nessuna emergenza nè particolare preoccupazione».

Contro la Boldrini si scagliano invece i capigruppo Pdl di Senato e Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. Per il presidente dei senatori, si tratta di una «aggressione politica e faziosa» all'Italia, mentre per il presidente dei deputati «l'Unhcr non è all'altezza del suo delicato compito». Parere opposto da Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, che denuncia come «l'Italia viola le norme internazionali in materia di asilo politico», adottando una «pratica disumana» come i respingimenti che spinge anche l'Onu a «chiedere spiegazioni».