20 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Una «politica vera di integrazione» passa per il rigore

Berlusconi in Libia: «Respingimenti? Serve rigore»

Il premier da Gheddafi per la prima Giornata dell'amicizia

TRIPOLI - Una «politica vera di integrazione» passa per il rigore. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi giustifica così la politica dei respingimenti, nella giornata in cui l'ennesimo gommone di disperati (75 africani, fra cui 15 donne e tre minori) è stato intercettato a sud di Capo Passero e poi riaccompagnato verso Tripoli dalla Guardia di finanza. Berlusconi parla proprio dalla Libia, dove ha trascorso ospite di Muammar Gheddafi il Giorno dell'amicizia italo-libica, primo anniversario del Trattato di amicizia fra i due Paesi.

La gestione dei flussi migratori che passano per il territorio libico e approdano in Italia è uno dei punti principali dell'intesa, ma Berlusconi preferisce soffermarsi sulla condotta italiana piuttosto che bacchettare l'alleato libico: «Se vogliamo procedere a una politica vera di integrazione - dice - dobbiamo essere rigorosi per non aprire l'Italia a chiunque».

A queste parole risponde, a distanza, il candidato alle primarie del Pd Ignazio Marino. «Mi rifiuto di credere - commenta dalla Festa nazionale del partito a Genova - che un paese democratico debba cacciare con le navi militari i barconi, senza sapere se a bordo ci sono donne incinte o bambini come pare ci fossero in questo ultimo respingimento. Questa non è la nostra politica» osserva Marino.

Il centrodestra invece fa quadrato intorno al premier, con il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi che rimarca che «le politiche dell'immigrazione sono in linea con l'Europa», e l'ex sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver secondo cui Berlusconi «ha perfettamente ragione, perché è un diritto-dovere difendere le proprie frontiere».

Per il resto, quella di Tripoli è stata una giornata molto intensa. Le celebrazioni per l'amicizia italo-libica e il Trattato del 30 agosto 2008 a Bengasi sono iniziate in mattinata con un convegno sulle relazioni commerciali e culturali, e l'inaugurazione di una mostra da parte del presidente della commissione Esteri del Senato Lamberto Dini che ha suscitato qualche critica per la dura rappresentazione del passato coloniale.

Berlusconi, arrivato nel pomeriggio, è stato ricevuto dal primo ministro Baghdadi Mahmoudi e dal ministro degli Esteri Mussa Kussa. Poi ha avuto un cordiale colloquio con il Colonnello, principalmente su temi di politica estera, prima di presenziare con Gheddafi alla posa della prima pietra dell'autostrada che sarà finanziata con parte dei risarcimenti previsti dall'accordo bilaterale (in tutto 5 miliardi di dollari in 20 anni).

Nella località di Shabit Jfarai, a 45 chilometri da Tripoli, i due leader sono stati accolti da grida berbere, cavalli del deserto e inni alla 'Rivoluzione verde' il cui 40esimo anniversario sarà festeggiato il 1 settembre. Fra la folla di libici e italiani anche diversi esuli e fan del premier, che urlavano «Bravo Silvio, hai fatto una grande cosa». Berlusconi ha parlato di «un'impresa storica che servirà alla pace, collegando fra loro tutti i Paesi del Maghreb»: dalla Tunisia all'Egitto passando per il litorale libico, l'autostrada a tre corsie sarà lunga 1.700 chilometri con 203 ponti e 30 uscite.

Berlusconi e Gheddafi hanno anche visitato insieme il vagone di un treno realizzato dalla Ansaldo Breda, prima di raggiungere il centro di Tripoli che è stato sorvolato dalle Frecce Tricolori con una fumata verde, bianco e rossa. Con il tramonto, il digiuno del Ramadan è stato interrotto da una preghiera in cui Gheddafi è stato raggiunto anche dagli altri leader del Continente, che domani si riuniranno con lui per un vertice dell'Unione Africana.

L'Iftar, la cena di fine-digiuno, si è svolta in un tendone in mezzo a un prato sul lungomare della capitale libica. Prima della partenza del Cavaliere, Berlusconi e Gheddafi hanno pasteggiato con cous cous e carne di montone, fianco a fianco, circondati dagli altri capi di Stato e di governo. Ad allietarli, un gruppo di canti e danze popolari di Agrigento, mentre tutto intorno nel parco festeggiavano centinaia di italiani fra accademici, imprenditori, esuli e qualche volto noto, da Marta Marzotto a Paola Iezzi.