18 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Nell'ambito dell'inchiesta sui presunti abusi sessuali

Rignano, Procura Tivoli chiede rinvio a giudizio 5 indagati

Sotto accusa tre maestre e una bidella della «Olga Rovere»

TIVOLI - La Procura di Tivoli ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque persone indagate nell'ambito dell'inchiesta sui presunti abusi sessuali subiti dai bimbi di Rignano. A rischiare il processo sono le insegnanti Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti e Marisa Pucci, la bidella Cristina Lunerti e l'autore televisivo Gianfranco Scancarello, marito della Del Meglio.

INCHIESTA - L'inchiesta giudiziaria, partita dalle denunce dei genitori di alcuni bambini, prende in esame fatti avvenuti tra il 2005 ed il 2006. I cinque indagati furono arrestati il 24 aprile del 2007. Il Riesame demolì l'inchiesta con un clamoroso dispositivo il 10 maggio del 2007 che scarcerò gli indagati definendo in generale le accuse deboli e quelle fatte dai bambini sentiti dagli inquirenti influenzati dalle «forti pressioni» dei genitori. Poi cominciò nell'estate del 2007 il lungo incidente probatorio nella procura di Tivoli, quando furono sentiti alla presenza di psicologi dal gip Elvira Tamburelli, decine di bambini.

Secondo la ricostruzione delle vittime e dell’accusa, gli abusi si sarebbero svolti a casa delle maestre e in altri 4-5 casali nei dintorni di Rignano. I cinque indagati furono arrestati il 24 aprile con un blitz dei carabinieri. La vicenda destò molto scalpore e l’opinione pubblica si divise tra innocentisti e colpevolisti. Il Tribunale del Riesame di Roma dispose poi la loro scarcerazione definendo gli indizi deboli e le accuse dei bambini influenzate dalle «forti pressioni» dei genitori.

GLI AVVOCATI - Il penalista Giosuè Bruno Naso, legale della Magalotti dichiara che questo «è un epilogo scontato di una vicenda per certi versi grottesca». Invece gli avvocati delle famiglie di alcuni bimbi, Antonio Cardamone e Franco Merlino, sottolineano di non aver «mai dubitato della validità dell'impostazione del pubblico ministero».