27 aprile 2024
Aggiornato 00:30

Organizzatori Pride: Una via crucis per via libera a corteo

Circolo Mieli ricorre al Tar contro i precedenti dinieghi

ROMA - Ci sono voluti 9 incontri con la questura e 3 con il Comune di Roma per ottenere il via libera al percorso del Gay Pride del 13 giugno. Dodici in tutto, «come le stazioni della Via crucis». Lo ha raccontato Rossana Praitano, presidente del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, capofila della trentina di organizzazioni e associazioni che organizzazione la manifestazione dell'orgoglio glbt (gay, lesbiche, bisessuali e transessuali), in una conferenza stampa a Montecitorio, insieme a Paola Concia, deputata del Partito democratico.

Alla fine è stato approvato il terzo dei percorsi proposti dagli organizzatori, l'unico che non rientra tra i sei previsti dal protocollo sulle manifestazioni voluto dal Campidoglio e approvato dai sindacati qualche mese fa. «Un percorso - spiega Praitano - che ancora dieci giorni fa era stato negato. E' evitente la marcia indietro della questura». A determinare la svolta, secondo il Mario Mieli, sono state le smussature del sindaco, Gianni Alemanno. Se in un primo tempo, infatti, aveva annunciato che non avrebbe concesso il patrocinio del Campidoglio, nelle ultime fasi era passato a dichiarazioni più concilianti, spiegando che il Comune non aveva nulla a che fare con i no sul percorso stabilito dalla questura.

Sfumature che, secondo il circolo di cultura omosessuale, hanno fatto la differenza e spinto la questura al passo indietro. Retromarcia che però, rilanciano ora gli organizzatori, è arrivata troppo tardi: «E' surreale - sottolinea Praitano - arrivare a quattro giorni dalla manifestazione a dover ancora annunciare che il corteo si farà. Sapere dove partirà la dimostrazione all'ultimo minuto crea un sacco di problemi organizzativi ed è ovviamente un modo per metterci in difficoltà. Perciò - annuncia - abbiamo deciso di ricorrere al Tar contro i provvedimenti di diniego dei tre percorsi che avevamo proposto. E' una scelta che abbiamo fatto per dimostrare che le motivazioni avanzate dalla questura erano pretestuose. Non si può limitare la libertà di manifestazione con bolli e burocrazia».

Ma a preoccupare gli organizzatori è anche il destino del Gay Pride europeo, che si terrà tra due anni proprio a Roma. «Se queste sono le premesse - ammonisce Praitano - sarà impossibile arrivare sereni all'Europride. Non vogliamo che si possa ripetere nulla di questo genere». La piattaforma del Pride, ha sottolineato Concia, «è la stessa da tre anni, perché passa il tempo, ma in Italia non cambia nulla e sul fronte dei diritti della comunità glbt non si ottiene niente».