29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Interrogazione e atto di Governo

Oltre trecento cani rischiano la deportazione dalla Basilicata

Intervento della senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicale - Partito Democratico, segretaria commissione Igiene e Sanità

ROMA - Oggi, insieme ai senatori Marco Perduca, Silvana Amati e Franca Chiaromonte, ho rivolto un'interrogazione al ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali su quanto sta avvenendo nella Regione Basilicata, dove, per motivi esclusivamente economici, si sta per realizzare una vera e propria deportazione di cani verso la Calabria.
La situazione è talmente drammatica e urgente che per l'occasione chiedo al sottosegretario alla Salute Francesca Martini, un atto urgente di Governo.

E' necessario ripensare ad altre soluzioni. Non sempre quelle apparentemente più economiche sono le migliori. Il benessere dei cittadini, e anche degli animali, deve essere la guida di tutti gli interventi, e benessere produce benessere, non è credibile che solo un criterio di economicità sia alla base della scelta del trasferimento in Calabria dei 420 cani randagi della comunità montana Val d'Agri, ospitati da anni in piccoli canili della regione.

Credo che se davvero si volessero considerare questi animali merce di cui liberarsi, allora basterebbe ucciderli ed evitare l'umiliazione di ulteriori sofferenze, anche se ipocritamente si dice di voler far loro del bene.
Lo spostamento dei cani in grandi strutture, molto distanti dalle attuali -addirittura fuori dalla regione- è una misura estranea e contraria alla norma e allo spirito della legge 281/91 sul randagismo, che considera i canili strutture di transito verso le adozioni.

Il combinato disposto tra legge 281/91 e 189/2004 sui maltrattamenti, e in virtù di considerazioni etologiche, comportamentali e veterinarie, l'eradicazione è considerata un maltrattamento: dopo anni di buona permanenza, i cani sarebbero sottoposti a stress psicofisico con conseguenze irreversibili. Le strutture piccole e medie, diffuse nel territorio e che conservano un contesto familiare, sono quelle in cui il cane interagisce nel rispetto dei bisogni eco-etologici. Queste strutture, più facili da raggiungere da chi intende adottare un cane, svolgono un ruolo determinante nella soluzione del randagismo. Per questo, la tendenza, anche legislativa, è di normare in favore di strutture piccole e medie, nonché territoriali. Inoltre, nella deportazione fuori regione verrebbe messa a rischio quell'azione territoriale di controllo a cui le Asl della Basilicata, per norma, si devono attenere. Per queste ragioni, nell'interrogazione chiediamo al Ministro di sapere quali misure urgenti intenda intraprendere nel merito e, più in generale, sulle gare d'appalto.