29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
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Immigrati, Berlusconi: «Maroni esegue». E' competition Lega-Pdl

E intanto Fini ispira deputati ex-An per gruppi lavoro sui ddl

Sharm El-Sheikh - Le parole non sono scelte a caso: «Maroni esegue gli accordi siglati da me». A Silvio Berlusconi, dalla caldissima Sharm El-Sheikh, sede del vertice bilaterale italo-egiziano, bastano poche parole per rendere chiaro a tutti che la campagna elettorale per le Europee è già iniziata. Anche all'interno della maggioranza. Il Cavaliere, di fronte a un'escalation leghista tutta centrata sul nodo della sicurezza, mette in chiaro che l'obiettivo resta sempre quello di centrare un successo elettorale che, nelle sue intenzioni, non può essere messo a repentaglio dallo scontro sull'immigrazione.

Berlusconi non ha gradito il trasporto con il quale, ad esempio, il leghista Matteo Salvini nei giorni scorsi aveva lanciato la proposta di carrozze della metro per soli milanesi, né aveva apprezzato le 'punzecchiature' leghiste dopo la presa di posizione contro un'Italia multietnica: i vertici del Carroccio avevano ironizzato sul Cavaliere 'in verde' e pronto a giurare a Pontida.

Ieri il nuovo affondo: «Gli accordi con la Libia li ho gestiti io - ha precisato Berlusconi - li ho sottoscritti io e Maroni esegue quelli che sono gli accordi che sono stati direttamente presi fra me e Gheddafi». E, d'altra parte, non è sfuggita ad alcuni osservatori l'assenza, durante il bilaterale in Egitto, del ministro dell'Interno Roberto Maroni, la cui presenza era stata annunciata nei giorni scorsi. E sempre guardando al Carroccio, Berlusconi non ha risparmiato un nuovo affondo: «La Lega esagera, ma devo dire che sono esagerazioni più di facciata che di sostanza».

Certo, il premier guarda anche in casa propria, tanto da rispondere così a chi gli chiedeva delle critiche provenienti da alcuni settori di An sul delicato nodo dei respingimenti: «Non credo che si possa parlare ancora di polemiche, An è un partito che non esiste nominalmente perché è confluito nel Pdl». An non esisterà più, ma Berlusconi deve fronteggiare una questione tutta interna al Popolo delle libertà: Gianfranco Fini.

Il presidente della Camera da un po' di tempo a questa parte ha iniziato a incontrare parlamentari a lui vicini con una certa regolarità, coltivando un dialogo avviato fin dall'inizio della legislatura, tanto da indispettire qualche deputato del gruppo del Pdl, sponda Forza Italia, che racconta i periodici incontri dell'ex leader di An, di buon mattino a Montecitorio, con alcuni 'neo-finiani'. Sembra che Fini ripeta a tutti lo stesso concetto: «Non voglio costruire una corrente, ma dar vita a un gruppo di lavoro».

Come si concretizza questo gruppo di lavoro? Lo si vedrà nei prossimi mesi, quando piccole 'pattuglie' di deputati di estrazione aennina presenteranno emendamenti o ddl a 360 gradi, dall'immigrazione ai temi eticamente sensibili, passando per il nodo delle preferenze nella legge elettorale. A questi nuclei di deputati-esploratori spetterà il compito di alimentare quel dibattito interno al Pdl e nella maggioranza più volte reclamato da Fini, andando oltre le prese di posizione istituzionali del presidente della Camera e mettendo in pratica le posizioni a più riprese espresse da Fini.

Il compito non direttamente visibile di questo gruppo di lavoro sarà infine quello di coagulare anche un consenso trasversale, non limitato ad An ma pronto a scavalcare il muro che nel Pdl ancora a volte divide gli aennini dai deputati di estrazione Fi.