19 aprile 2024
Aggiornato 10:00

Rifiuti: disastro ambientale in Calabria e Puglia

Calabria: tra le prime tre regioni nella classifica dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti e del cemento

«Un traffico immenso. Anche in senso letterale: per occultare quell’enorme quantità di rifiuti speciali infatti, circa 4mila tir debbono aver viaggiato in lungo e largo nelle regioni del Sud Italia».

Così Legambiente commenta la vasta operazione «Leucopetra» condotta dal Corpo Forestale dello Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, che ha portato a 10 arresti per disastro ambientale in Calabria e Puglia.

Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, Ecomafia 2009, la Calabria è la terza regione d’Italia nella classifica dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti con 293 infrazioni accertate nel 2008, 238 persone denunciate e 567 i sequestri. Ancora peggiore la situazione della Calabria nel ciclo del cemento, con  7499 infrazioni accertate, 9986 persone denunciate e 2644 sequestri nel solo 2008.

«L’operazione di oggi – ha dichiarato Antonino Morabito, presidente di Legambiente Calabria - mette drammaticamente in luce la gravità delle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività imprenditoriali della Regione, segnalando anche il completo fallimento del commissariamento per l’emergenza ambientale in corso da oltre 10 anni».

Si conferma il torbido intreccio tra rifiuti e cemento e, come già avvenuto per la vicenda Black Mountains di Crotone (350mila tonnellate di rifiuti pericolosi smaltiti illegalmente e utilizzati per la costruzione di abitazioni, scuole e spazi pubblici), tornano ad acuirsi le preoccupazioni dei cittadini che rischiano la propria salute a causa di questi traffici. «Siamo certi che tutti i fanghi tossici siano stati interrati? - chiede ancora Morabito – esiste il rischio che invece siano stati utilizzati per la produzione di laterizi? E se si, dove e come sono stati impiegati? E’ fondamentale quindi che le indagini chiariscano al più presto l’intera filiera dei laterizi prodotti dall’azienda inquisita in questi due anni per capire gli eventuali rischi per la salute dei cittadini e dell’ambiente».