26 aprile 2024
Aggiornato 00:30

Dieci arresti per disastro ambientale in Calabria e Puglia

Smaltite illecitamente circa 100mila tonnellate di rifiuti

REGGIO CALABRIA - Disastro ambientale e associazione a delinquere finalizzata all`attività organizzata di traffico illecito di rifiuti pericolosi. Sono questi i reati ambientali che hanno portato stamattina all`arresto di 10 persone nell`ambito di una vasta operazione del Corpo forestale dello Stato condotta nelle province di Reggio Calabria, Brindisi e Lecce. Le persone coinvolte, di cui 4 portate in carcere e 6 agli arresti domiciliari, sono accusate di traffico illecito di rifiuti e associazione a delinquere. Tra gli arrestati il proprietario di un`industria di laterizi, gli intermediari e i trasportatori mentre, agli arresti domiciliari, sono finiti alcuni dipendenti della centrale Enel di Brindisi e quelli dell`industria di laterizi, spiega la Forestale.

Notevole è il danno ambientale provocato dallo smaltimento illecito dei rifiuti pericolosi. L`inquinamento provocato dal rilascio di composti solubili, infatti, ha effetti dannosi sulla salute pubblica a causa delle sostanze contaminanti nel suolo, nel sottosuolo e nella falda idrica. Bisogna inoltre - prosegue la Forestale - considerare l`alterazione paesaggistica ed idrogeologica, con conseguenti rischi di dissesto in un`area sottoposta a rigorosi vincoli. Il tratto di costa di fronte Lazzaro è infatti un sito di importanza comunitaria denominato «Fondali da Punta Pezzo a capo dell`Armi».

Le indagini degli uomini del Corpo forestale dello Stato, avviate nel 2005 e condotte dal nucleo investigativo provinciale di Polizia Ambientale e Forestale di Reggio Calabria, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. La complessa attività investigativa, intrapresa dietro segnalazione di privati cittadini, ha accertato l`esistenza di un`organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti pericolosi prodotti in Puglia presso la centrale Enel «Federico II» di Brindisi, in località Cerano e smaltiti illecitamente nel Comune di Motta S. Giovanni, provincia di Reggio Calabria, in località Lazzaro. Si tratta della più grande centrale termoelettrica d'Italia a carbone e una delle più grandi d'Europa.

I rifiuti venivano occultati in una cava di argilla adiacente un`industria di laterizi in un`area sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico di proprietà della Ditta Caserta s.n.c. Gli scarti, classificati come rifiuti pericolosi, venivano trasformati con certificati di analisi insufficienti in rifiuti non pericolosi ed avviati apparentemente a recupero per la produzione di laterizi. Il vasto traffico illecito è stato scoperto sia grazie all`acquisizione di documenti, di riprese video e di intercettazioni telefoniche che ai numerosi sopralluoghi realizzati dalla Forestale presso le imprese produttrici dei rifiuti e presso il sito di destinazione finale.

Tutte le attività illegali «sono state condotte con la consapevole collaborazione, partecipazione e il supporto di vari soggetti (produttori dei rifiuti, intermediari, trasportatori, destinatari) creando un`organizzazione con le caratteristiche dell`associazione a delinquere per il traffico illecito di rifiuti», precisa la Forestale.

Migliaia sono le tonnellate di rifiuti smaltite miscelando tra loro le diverse tipologie di scarti, spacciandoli per rifiuti non pericolosi e occultandoli in un`area sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale a poca distanza dal mare e adiacenti a terreni agricoli. Circa 100mila le tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente nel 2006 e 2007 per un profitto di oltre 6milioni di euro l`anno, mentre si aggira intorno ai 20milioni di euro la spesa stimata per lo smaltimento del materiale in discariche idonee. Sono stati posti sotto sequestro dalla Forestale anche la cava, l`industria di laterizi con automezzi e macchine per movimento terra e 15 autoarticolati (motrici e rimorchi) utilizzati per i trasporti dalla Puglia a Reggio Calabria, per un valore totale di circa 7 milioni di euro.