31 luglio 2025
Aggiornato 10:30

L’attività dell’U.O. di Urologia dell’Ausl di Forlì

Alta tecnologia al servizio della lotta ai tumori di prostata, rene, testicoli e vescica

Forlì - Alta tecnologia al servizio della lotta ai tumori di prostata, rene, testicoli e vescica. L’U.O. di Urologia dell’Ausl di Forlì, diretta dal prof. Eduard Bercovich, è dotata di attrezzature sofisticate e all’avanguardia, con un parco strumenti unico in Italia. La struttura forlivese è infatti la prima in Emilia-Romagna ad aver utilizzato il robot chirurgico in campo urologico, e l’unica a disporre del sistema Synergo per l’ipertermia e chemioterapia nei tumori vescicali. Inoltre, l’unità è fra le poche in Regione in possesso dell’Hi-Fu, High Intensity Focused Ultrasound (Ultrasuoni Focalizzati ad Alta Intensità) che rende possibile il trattamento mininvasivo del cancro della prostata.

Anche grazie a tali attrezzature, l’U.O. di Urologia è centro di riferimento in Area Vasta, con una percentuale di attrazione di pazienti provenienti da altre Ausl pari, nel 2007, al 44,3%, di cui il 31% da altre Ausl emiliano-romagnole e il 13% da Ausl fuori regione. Imponente la mole di produzione, che vede una media di 1.275 interventi l’anno, più altri 200 effettuati nella struttura convenzionata di Villa Igea. I ricoveri annui sono invece 1.600, mentre le visite ambulatoriali si attestano a quota 13.000.

«La nostra attività è intensa e ramificata – spiega il professor Eduard Bercovich , direttore dell’U.O. di Urologia – ci occupiamo di grande chirurgia urologica, ricostruttiva e oncologica». La priorità è attribuita proprio agli interventi relativi alle neoplasie di rene, vescica, prostata, e testicoli, effettuati entro 30-40 giorni dalla prenotazione, come prescritto dai protocolli regionali. «La nostra unità ha una particolare vocazione oncologica – conferma il direttore – non a caso, abbiamo un percorso di collaborazione con l’Irst su diverse patologie: in particolare, curiamo i tumori della vescica, eseguiamo la validazione dei test per la telomerasi e seguiamo la banca tessuti».

Entrando nel dettaglio degli interventi, rilevante il numero delle prostatectomie radicali (asportazione della prostata per tumore maligno), ben 150 , di cui 20 con tecnica robotica . Proprio l’utilizzo del robot chirurgico «Da Vinci» contro il cancro alla prostata è uno dei fiori all’occhiello dell’unità. «Tale trattamento è riservato a pazienti selezionati – spiega il prof. Bercovich – nel caso di tumori a bassa aggressività e di estensione limitata, la chirurgia robotica consente infatti migliori risultati sia in termini di continenza che di erezione. Inoltre, rispetto a un intervento classico, si registra una minor perdita ematica, il che, nel 99% dei casi, evita trasfusioni». Sempre sul fronte della lotta al cancro alla prostata, la struttura del prof. Bercovich offre ai propri pazienti la possibilità di ricorrere al nuovissimo sistema High Intensity Focused Ultrasound, trattamento localizzato e non invasivo con ultrasuoni focalizzati ad alta intensità. «Si tratta di una metodica riservata a persone non operabili con altre tecniche o che ne facciano espressa richiesta – illustra il direttore – il maggior vantaggio di tale sistema è un netto miglioramento della qualità della vita del paziente, evitando effetti collaterali quali incontinenza urinaria, problemi sessuali, periodo di convalescenza, ecc. . Inoltre, rappresenta un’alternativa economicamente vantaggiosa alla radioterapia, in quanto con un solo intervento si sostituiscono 30 sedute radioterapiche». Con l’acquisizione dell’Hi-Fu, l’U.O. di Urologia dell’Ausl di Forlì si propone così quale centro specializzato per il trattamento del cancro alla prostata, tanto più che in quest’ambito l’unità sta conducendo anche ricerche sui markers tumorali e sulle terapie biologiche. «Al momento, per quanto riguarda queste ultime – precisa il prof. Bercovich – stiamo attuando, in collaborazione con l’Irst di Meldola, un protocollo sperimentale, attualmente all’esame del comitato etico».

Sul versante dei tumori della vescica, la struttura forlivese può mettere in campo, invece, il sistema Synergo, per il quale è centro pilota in Emilia-Romagna. «La ditta produttrice ce l’ha concesso gratuitamente in prova – spiega il direttore – siamo stati scelti sia per la nostra ampia casistica sia per i protocolli da noi applicati». Il sistema è composto da un’unità operativa computerizzata e da uno speciale catetere uretrale. Il catetere permette di inserire nella vescica un applicatore a microonde che funziona a 915 MHz, distribuendo l’ipertermia mediante irradiazione, a diretto contatto con la parete vescicale. Per via separata del catetere, si introduce nella vescica il farmaco che, con l’intento di raffreddare la soluzione, viene fatto circolare continuamente dentro e fuori la vescica, attraverso un circuito chiuso che collega il catetere all’unità centrale. Tale procedimento impedisce danni uretrali e permette di mantenere il volume di riempimento del farmaco in concentrazione costante. Infatti, l’unità computerizzata controllando tutti i parametri fisici durante il trattamento, rende possibile una somministrazione controllata, costante e omogenea d’ipertermia e di farmaci chemioterapici. «Rispetto alle terapie abituali per i tumori superficiali della vescica, questa tecnica risulta molto più efficace – commenta il prof. Bercovich – inoltre, consente di ridurre drasticamente le recidive tumorali, con importanti ricadute in termini di risparmio economico. Tale trattamento viene utilizzato in particolare su pazienti che non hanno risposto a precedenti terapie o si trovano davanti all’eventualità dell’asportazione della vescica». In quest’ultimo ambito, le cistectomie (asportazione della vescica per tumore) effettuate dall’unità ammontano a 50 , di cui 12 con ricostruzione vescicale e 12 con soluzione continente, vale a dire con l’introduzione di un serbatoio continente per l’urina periodicamente svuotato dal paziente. «Per chi è stato sottoposto all’asportazione della vescica – commenta il professor Bercovich – tale metodica consente un netto miglioramento della qualità della vita».

Infine, sempre con riferimento alle neoplasie della vescica, l’unità dispone della cistoscopia di fluorescenza di Hexvix per il rilevamento dei tumori papillari . «Tale sistema consiste nell’infondere un agente photosensitizing, Hexvix, nella vescica tramite catetere – illustra il direttore - Hexvix induce l’accumulazione intracellulare preferenziale delle porfirine endogene (fluorescenti) photoactive in cellule maligne in contrasto con le cellule benigne. In questo modo, è possibile evidenziare le lesioni neoplastiche, altrimenti non visibili. I pazienti ne guadagnano in termini di riduzione della morbilità e di minore invasività».

Per ciò che concerne le neoplasie renali , invece, l’U.O. effettua circa 60 nefrectomie (asportazione del rene per tumore) all’anno. Nell’ambito delle calcolosi urinarie, l’unità utilizza poi il laser : tale patologia costituisce infatti un evento in urgenza sia per i sintomi, coliche renali, sia per la possibilità di sofferenza renale. «L’energia laser frantuma il calcolo permettendo un’immediata risoluzione del problema – spiega il direttore – il laser, poi, risulta particolarmente efficace nel trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna, eliminando completamente il sanguinamento». Ultimamente, l’unità ha sperimentato, in casi selezionati, la tecnologia laser anche per l’asportazione dei tumori renali di piccole dimensioni.

Accanto all’intensa attività chirurgica l’U.O. di Urologia si caratterizza anche per l’impegno scientifico, con pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali specializzate, e organizzazione di convegni e seminari. «Come unità operativa – spiega il prof. Bercovich - allestiremo, a dicembre, in collaborazione con l’Irst, il convegno interregionale di Urologia Oncologica».