26 aprile 2024
Aggiornato 07:30

Immigrati, Napoli: no documenti? Le sottraggono bimbo dopo parto

Non glielo ridanno 11 giorni. Fatebenefratelli: «Nessuna denuncia»

NAPOLI - Le hanno sottratto il bambino subito dopo il parto e non lo ha potuto allattare per undici giorni. E' successo a Kante Kadiatou, una immigrata ivoriana di 25 anni al Fatebenefratelli di Napoli. Dall'amministrazione dell'ospedale, secondo il quotidiano Repubblica, sarebbe partita una segnalazione alla questura per identificare la donna. Kadiatou è in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato politico.

Quando all'ospedale le hanno chiesto i documenti ha presentato la fotocopia del passaporto, l'originale era infatti già in possesso della polizia per le procedure di asilo. Ma non è bastato. Dall'ospedale è partito un fax e Kadiatou è stata convocata in questura per l'identificazione. Solo quando, dopo oltre dieci giorni, l'ufficio immigrazione ha confermato l'esistenza del fascicolo della richiesta di asilo politico, le è stato riconsegnato il piccolo Abou, il suo bambino.

«Non me lo hanno dato fino a quando la questura non ha confermato la mia identità», spiega la donna. «Ho temuto che me lo portassero via, che non me lo facessero stringere più tra le braccia». Liana Nesta, l'avvocato che ha ricostruito e denunciato la vicenda non ha dubbi: «O qualcuno 'più realista del re' ha applicato la norma prevista dal ddl sicurezza ma non ancora approvata, che invita i medici a denunciare i clandestini, o siamo di fronte ad un abuso inspiegabile».

Il Fatebenefratelli puntualizza in una nota che «non ha in alcun modo e in nessun momento proceduto alla denuncia della puerpera, come erroneamente riportato dalla stampa, ma ci si è attivati ai sensi degli obblighi relativi alla dichiarazione di nascita e per il riconoscimento del nascituro, sanciti dall'articolo 250 del Codice Civile». Identificazione che può essere effettuata «nel prioritario interesse del minore» attraverso «un valido documento di riconoscimento (esempio: passaporto in corso di validità); in mancanza di documento, mediante due testimoni (in possesso di valido documento di riconoscimento); facendo ricorso, in ultima analisi, all'autorità di polizia». Presso l'ospedale, fa sapere la direzione sanitaria, è in corso un incontro con i servizi ispettivi della Regione Campania e della Asl Napoli Centro per chiarire la vicenda.