20 aprile 2024
Aggiornato 11:00

Industria: più crescita e meno rifiuti nel sistema italiano

Sviluppo economico e rispetto dell’ambiente non sono nemici giurati

VENEZIA – Sviluppo economico e rispetto dell’ambiente non sono nemici giurati. Il rapporto tra la produzione dei rifiuti industriali e la diffusione del benessere, infatti, assume l’andamento di una «U» rovesciata: in una prima fase, rifiuti e valore aggiunto crescono insieme fino a raggiungere una punta massima, ma poi gli uni diminuiscono mentre l’altro continua a salire. E l’ambiente ci guadagna.

E’ la conclusione del progetto di ricerca promosso da Unioncamere, dalle Camere di Commercio di Genova, L’Aquila, Roma e Venezia e realizzato del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con la collaborazione di Ecocerved, società per l’ambiente del sistema camerale. Alla base dell'indagine, presentata oggi a Venezia dalla Camera di Commercio locale, i dati del modello unico di dichiarazione ambientale (Mud), l’archivio telematico gestito dalle Camere di Commercio nel quale confluiscono le dichiarazioni sui rifiuti prodotti, gestiti e raccolti presentate da oltre 450 mila tra imprese ed enti.  L’analisi svolta mette in evidenza la criticità dei diversi territori italiani e le diverse «marce» dello sviluppo, leggibili attraverso l’indicatore sintetico che esprime il rapporto tra quantità di rifiuti prodotti e valore aggiunto. Il sistema economico italiano, in sostanza, sembra andare verso una produzione industriale più «pulita», o, quanto meno, che si traduce in una minore produzione di rifiuti industriali. Ma il Sud del Paese è, purtroppo, ancora in ritardo.

«Come amministrazioni pubbliche per le imprese, le Camere di Commercio vogliono contribuire a far sì che il mondo produttivo non sia considerato dai cittadini solo come una realtà da sottoporre a controllo (perché potenzialmente in grado di causare danni all’ambiente), ma anche come un soggetto responsabile ed effettivamente capace di concorrere al perseguimento dello sviluppo sostenibile», ha detto Giuseppe Tripoli, Segretario generale di Unioncamere.

«La Camera di Commercio, rappresentando al contempo sia gli interessi del mondo produttivo sia quelli della comunità nel suo complesso, può favorire il confronto e la collaborazione tra le associazioni di categoria, le associazioni ambientaliste, le associazioni dei consumatori e gli organi della Pubblica Amministrazione che esercitano funzioni di indirizzo e di controllo in materia ambientale. Il diretto coinvolgimento di questi soggetti in un’ottica di «responsabilità solidale» può favorire la riduzione del carico burocratico gravante sulle imprese, la responsabilizzazione sia dei produttori che dei consumatori e rende più efficaci i controlli».

Dall’analisi dei dati contenuti nel modello unico di dichiarazione ambientale è emerso che le regioni del Nord-Italia che producono più rifiuti in senso assoluto presentano un basso valore di rifiuti per unità di valore aggiunto, mentre le principali regioni del Sud-Italia hanno una più bassa produzione di rifiuti associata, però, ad un più alto rapporto tra rifiuti e valore aggiunto.

Il rapporto tra quantità di rifiuti prodotti e valore aggiunto dell’industria in senso stretto ha subìto in tutte le regioni un graduale aumento nel periodo in esame. Il valore medio italiano è passato da 138 tonnellate per milione di euro nel 1998 a 211 tonnellate per milione di euro nel 2004, con un aumento del 54% circa rispetto all’inizio del periodo in esame. Nella figura riportata in basso si vede come il valore aggiunto dell’industria in senso stretto sia aumentato percentualmente, nel periodo considerato, molto meno della produzione di rifiuti.