24 aprile 2024
Aggiornato 12:30

Nuova tragedia su rotta Libia-Italia: 200 dispersi, 21 morti

Salvati in 350 su altra barca. Maroni: «Dal 15 maggio tutto cambia»

PALERMO - Due, o forse tre, 'carrette del mare' colate a picco con il loro carico di vite e speranze nel Canale di Sicilia, nello specchio di mare antistante la costa libica. Un'altra imbarcazione con 350 disperati, soccorsa da un rimorchiatore italiano nel porto di Tripoli. Sono fra i pochi elementi di 'certezza' dell'ennesima tragedia dell'immigrazione clandestina che ha insanguinato il Mediterraneo. Il naufragio, provocato dal forte vento, è avvenuto ad una trentina di miglia dalla costa africana due o tre giorni addietro. Difficile avere un quadro realistico delle persone finite in mare e, probabilmente, inghiottite dalle onde: secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) sarebbero 200. Un responsabile del ministero dell'Interno della Libia ha riferito che la guardia costiera ha intensificato oggi i pattugliamenti e le ricerche di eventuali sopravvissuti e che le ricerche dovrebbero diventare più facili perché è previsto un miglioramento delle condizioni climatiche. Dal mare libico, per ora, le motovedette di Gheddafi avrebbero recuperato 21 corpi e ripescato ancora in vita 23 persone che sognavano di raggiungere l'Italia.

L'unica cosa certa, in questa vicenda, è l'intervento di un rimorchiatore italiano, 'Asso 22', in soccorso di una 'carretta' con 350 persone a bordo. La nave, di proprietà di una società campana, che presta servizio in alcune piattaforme petrolifere è intervenuta su richiesta dei libici ed ha agganciato una imbarcazione e l'ha rimorchiata fino a Tripoli sotto la direzione delle autorità locali alle quali, erano sfuggiti gli immigrati al momento della partenza. Secondo la Guardia costiera, l 'operazione si è conclusa alle 15 di domenica scorsa quando 'Asso 22' ha gettato l'ancora a Tripoli. E' stata, insomma, più o meno la stessa 'spericolata' operazione di soccorso che, sempre domenica, ha compiuto, nonostante le proibitive condizione marine, la motovedetta italiana Cp408-Grabar che è riuscita a portare a Lampedusa 250 clandestini.

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni 'ideatore' della 'linea dura' contro gli sbarchi di clandestini in Italia, oggi a Reggio Calabria, ha parlato di «una tragedia immane che va fuori dalle nostre conoscenze e dalle nostre possibilità di intervento». Maroni ha quindi evidenziato come il nostro Paese controlli e gestisca «coloro che a bordo dei barconi arrivano nelle acque di competenza italiana» ed ha sottolineato come «spesso andiamo con le nostre imbarcazioni anche al di fuori delle acque di competenza muovendoci quando vediamo che chi dovrebbe intervenire non lo fa. E ciò - ha spiegato - perché anteponiamo a trattati e confini territoriali la vita umana». Maroni, che ha detto quindi di non dubitare che verrà rispettato dai libici, l'accordo che prevede l'avvio del pattugliamento congiunto, che prenderà il via a ridosso della bella stagione: il 15 maggio. La tragedia nel mare libico provoca «shock e profonda tristezza» all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). L'Alto Commissario, António Guterres, ha espresso «profondo dolore per la tragica perdita di vite umane» sottolineando «la necessità di migliorare la cooperazione internazionale per i salvataggi in mare».

In Italia molto 'dura' la sinistra contro le linee del governo italiano in tema di immigrazione. C'è chi come Paolo Ferrero del Prc parla di «Governo cinico e senza pietà», chi, come Paolo Cento dei Verdi, parla di «fallimento della 'Bossi-Fini'» e invita il governo ad aprire le frontiere e chi, come Fabio Evangelisti di Idv, sottolineando come è «fuori luogo parlare di responsabilità dirette» invita il Governo a «sentire almeno il dovere morale di venire a riferire in Aula in tempi brevi sulla tragedia». Nel Pd Marco Minniti sottolinea la necessità di «governare» l'immigrazione:«altre scorciatoie non esistono. Questo va ricordato oggi, ma soprattutto non dimenticato domani». Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, invece, si chiede «come funzioni il recente accordo dell'Italia con la Libia. È forse già fallito? È evidente che continuano le partenze di migranti clandestini dalle coste libiche e questo non può avvenire senza la connivenza delle autorità libiche. Quindi qualcosa non funziona».