20 aprile 2024
Aggiornato 02:30

Cittadini insicuri per giustizia che non funziona e precarietà

Indagine Anci e Cittalia: preoccupano più degli immigrati

MILANO - La giustizia che non funziona e la precarietà della situazione economica e lavorativa preoccupano gli abitanti delle grandi città più dell'immigrazione e dell'insufficienza delle forze di polizia. Un dato che viene confermato anche per ciò che riguarda i piccoli comuni, che sono però più propensi a sottolineare il ruolo dei mass media nell'alimentare la percezione di insicurezza. Sono questi i risultati che emergono da una ricerca dell'Anci e di Cittalia, che è stata presentata a Novara alla presenza del ministro Maroni.

Il cattivo funzionamento della giustizia è considerato il principale fattore di insicurezza dagli abitanti delle grandi città (36,7%) e precede di poco la mancanza e la precarietà del lavoro (36%). Alle loro spalle tra le cause di insicurezza viene indicato ancora un fattore economico: l'aumento delle disuguaglianze e la crisi (26%). L'immigrazione si piazza solo al quarto posto, con il 24% delle risposte, mentre l'insufficienza delle forze di polizia è il problema principale solo per il 17% degli interpellati. A sottolineare il taglio «economico» dell'insicurezza strisciante si aggiungono altri dati: nelle 11 città metropolitane, infatti, la precarietà lavorativa fa più paura della microcriminalità e complessivamente, in base allo studio dell'Anci, l'insicurezza economica pesa per il 50% delle paure dei cittadini. Paure che assumono diverse sfumature in base alle zone geografiche: la maggior parte dei cittadini di Venezia, Cagliari, Firenze, Genova e, seppur di poco, di Milano, Torino e Bologna considera la sua città un luogo molto o abbastanza sicuro.

A Roma, Bari, Palermo e Napoli, prevale invece l'insicurezza. Nel capoluogo campano lo pensa addirittura il 91% degli intervistati. Da città a città, comunque, cambiano le cause che portano al senso di insicurezza: a Milano preoccupano gli immigrati clandestini; a Genova gli scippi e le bande giovanili; a Bologna, Cagliari e Torino lo spaccio di stupefacenti; a Roma le zone degradate e i campi nomadi. A Napoli, Bari e Palermo, infine, fa paura la criminalità organizzata. Quale che sia il pericolo più sentito, comunque, la metà dei residenti nelle grandi città dichiara di avere modificato, almeno in parte, le proprie abitudini di vita a causa della percezione di insicurezza. Oltre che a condividere le preoccupazioni sulla giustizia e l'economia, gli abitanti delle città e quelli dei piccoli centri concordano anche sul fatto che i comuni debbano mettere al primo posto la promozione del senso civico e del rispetto delle regole tra i cittadini.

Una necessità che, secondo l'Anci, viene prima del contrasto allo spaccio o del miglioramento dell'illuminazione stradale. Nei piccoli comuni però, rispetto alle città metropolitane, sono forti le preoccupazioni per la sicurezza stradale e per i furti negli appartamenti. E le ronde? Piacciono circa al 10% degli abitanti delle città: il 9,3% è infatti disposto ad armarsi per poter provvedere da solo alla propria difesa e il 9,2% si dice pronto a partecipare a ronde di cittadini contro la criminalità. Un dato che colpisce, poi, è legato all'età di chi avverte maggiormente l'insicurezza: non si tratta infatti di cittadini anziani, ma di persone comprese tra i 25 e i 34 anni. Un altro elemento che conferma la declinazione prevalentemente economica dei motivi di preoccupazione.