19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Diffusi i dati di Unioncamere sulle imprese straniere nella Tuscia

Imprenditori extracomunitari in crescita nella provincia di Viterbo

A Bassano in Teverina la concentrazione più alta. Le miniguide della Camera di Commercio in otto lingue per avviare un’impresa

Opera soprattutto nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, proviene dall’Africa e risiede a Viterbo. È in estrema sintesi l’identikit dell’imprenditore extracomunitario presente nella Tuscia, secondo i dati relativi alle ditte individuali elaborati dalla Camera di Commercio di Viterbo e da Unioncamere.

Rispetto al 2007 le imprese gestite da immigrati provenienti da Paesi al di fuori dell’Unione Europea sono aumentate dell’1,6%, attestandosi a 829 unità, risultato comunque in controtendenza rispetto al calo registrato nello stesso periodo delle imprese individuali nel suo complesso -1,6%. La quota delle imprese individuali extracomunitarie è così salita al 3,2%, risultato che tuttavia colloca la Tuscia tra le ultime posizioni in Italia. Il dato assume differenze importanti se si considerano anche le nazionalità neocomunitarie, in particolare quella rumena che da sola conta oltre 390 imprese individuali, evidenziando negli ultimi anni una crescita costante.

«Stiamo monitorando con attenzione – dichiara Ferindo Palombella, presidente della Camera di Commercio di Viterbo – la presenza di imprese straniere nel nostro territorio, in quanto riteniamo che rappresenti un’evoluzione imprescindibile del tessuto imprenditoriale. Non a caso abbiamo realizzato delle miniguide sul lavoro autonomo e sull’ avvio di nuove imprese in otto lingue in collaborazione con la rivista on line Immigrazione oggi, diffuse in formato cartaceo e su internet».

Analizzando per comparto di attività la situazione degli imprenditori individuali extracomunitari spicca proprio il settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio che continua ad essere, complice anche l’attività del commercio ambulante, la principale attività svolta dall’imprenditoria extracomunitaria, che rappresenta con 514 titolari d’impresa ben il 62% del totale delle imprese individuali straniere. Il settore delle costruzioni è secondo per importanza con 133 imprese individuali operanti, che rappresentano il 16% delle imprese individuali straniere, e continuano a segnare una certa crescita (+3,9% nel 2008).

Rimane abbastanza sostenuta anche la partecipazione dell’imprenditoria extracomunitaria nell’agricoltura, con 67 titolari d’impresa e un discreto aumento nell’ultimo anno, in controtendenza con l’andamento anagrafico generale del settore.

Piuttosto rilevante è la forte crescita del settore definito dei «servizi alle imprese», composto da attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca e sviluppo, che seppur ancora poco significativo in valore assoluto assume una discreta importanza considerando che si tratta di un’attività poco tradizionale e che necessita di alta specializzazione.

Le imprese extracomunitarie sul territorio
La presenza dell’imprenditoria extracomunitaria, oltre ad essere un fenomeno caratterizzato da un trend crescente, appare piuttosto diffuso e distribuito in tutto il territorio viterbese, anche se con ampie differenziazioni.

Il Comune che presenta il maggior numero di imprese individuali straniere è Viterbo con 171 unità, che rappresentano oltre il 20% del totale delle imprese individuali extracomunitarie di tutta la provincia di Viterbo. In quest’ipotetica graduatoria segue a notevole distanza Civita Castellana, con 60 titolari extracomunitari.

Se invece di considerare i valori assoluti si tiene conto della quota percentuale degli imprenditori stranieri sul totale operante nei vari Comuni, il quadro che si profila presenta delle differenziazioni di rilievo. Il primo Comune, secondo questo particolare indicatore, anche se con valori assoluti non elevati, è Bassano in Teverina, con un’elevatissima quota percentuale pari al 17,5%, seguito da Bomarzo (12,4%), Gallese (10,8%), e Vasanello (10,8%). Questa concentrazione di titolari di imprese individuali stranieri fa prefigurare una maggiore e migliore integrazione della componente demografica extracomunitaria.

È possibile esaminare nel dettaglio quali sono gli Stati che contribuiscono alla crescita di questo fenomeno. Il Paese extracomunitario che più di ogni altro contribuisce alla componente imprenditoriale della Tuscia è il Marocco, seguito a notevole distanza dal Senegal e dall’Albania. Eccetto questi tre Stati, che insieme formano una quota superiore al 45% del totale degli imprenditori individuali extracomunitari, la distribuzione si presenta molto più frammentata e diversificata, anche se con alcuni valori cospicui e alcuni in forte crescita, come la Cina che seppur con numeri ancora non elevati ha segnato un incremento di oltre il 9% in un anno.

Oltre i singoli Stati può essere interessante analizzare la presenza dei Continenti. Dopo l’ingresso della Romania e della Bulgaria nella Comunità Europea, il primo continente per numero di imprenditori individuali extracomunitari è diventato l’Africa, con circa il 50% sul totale degli stranieri ed il contributo determinante di Marocco e Senegal. Seguono i Paesi europei extraeuropei con una quota del 21,6%, relativa principalmente ai Paesi dei Balcani, e il continente asiatico con il 17,2%.

Interessante è anche l’analisi delle specializzazioni delle componenti imprenditoriali straniere. Tra le varie Comunità, infatti, tendono a prevalere delle specializzazioni economiche, dettate non solo dall’indole propria di un’etnia, ma anche dalla possibilità di avere una serie di informazioni, capacità e supporti fondamentali per determinate attività, che sono spesso rivolte, almeno in parte, alle stesse comunità straniere residenti in Italia. A testimonianza di questo fenomeno, basta vedere la concentrazione di Marocchini e dei Senegalesi nel commercio (rispettivamente il 93,5% ed il 100% delle imprese individuali di questi Stati si concentrano in questo settore), o degli Albanesi e dei Macedoni nel settore delle costruzioni (con una quota del 76,8% per il primo e del 61,1% per il secondo), specializzazione comune a quasi tutti i Paesi Slavi. O, ancora, il commercio per gli Stati asiatici, in particolare Bangladesh (83%) e Cina (88%).

«La crescita dell’imprenditoria extracomunitaria – spiega Francesco Monzillo, vicesegretario dell’Ente camerale e responsabile del Servizio Studi e Statistica - è un dato senz’altro positivo perché può generare un’importante funzione di integrazione dei cittadini stranieri, fondamentale anche in considerazione degli apprezzabili e benefici effetti di ricaduta sul territorio, siano essi di natura sociale, culturale ed economica. Talvolta, tuttavia, questo fenomeno ha inevitabilmente comportato anche alcune distorsioni del mercato conseguenti alle non sempre applicate e applicabili regole, soprattutto per quanto riguarda il fenomeno del lavoro dipendente mascherato, con conseguenze importanti sia sul lato della sicurezza del lavoro, sia dal punto di vista della correttezza delle regole del mercato e della concorrenza».