Fiera mercato di Cannes: offerti i beni dismessi dal demanio militare
Italia Nostra: “Il ministro per i beni e le attività culturali ponga la pregiudiziale dell’interesse culturale”
«Apprendiamo dalla stampa» - afferma una nota Italia Nostra – «Che, come un solerte agente immobiliarista il nostro ministro della difesa ha affittato uno stand al Mipim di Cannes, la principale fiera mercato immobiliare del mondo. Per esibire un attraente catalogo di circa mille edifici e complessi immobiliari, dismessi (come si dice) dalla funzione militare e dunque pronti per essere messi a profitto.»
Non necessariamente attraverso la vendita, per l’immancabile ma deludente effetto che il ricavato sia sottratto alle immediate esigenze di ammodernamento dell’apparato militare e risucchiato nelle casse dello Stato per essere distribuito su tutti i suoi bisogni. Si attende per l’attuazione della vasta operazione l’approvazione della legge che istituisce la «Difesa Servizi spa», agile agenzia commerciale.
«Il sottosegretario Corsetto» – apprende Italia Nostra dagli organi di stampa – «presidierà lo stand e già con soddisfazione ha registrato il manifestato interesse del ministro giapponese al turismo. In una spettacolare conferenza stampa il ministro ha illustrato con suggestive proiezioni la qualità altissima di questo patrimonio, duecento immobili almeno di valore monumentale, l’Arsenale di Venezia, il Castello Aragonese di Brindisi, il Palazzo Brasini di Taranto, il Forte dell’isola Palmaria e tanti altri edifici di gran pregio, anche exconventuali, e fino a non molti anni or sono utilizzati perlopiù come caserme.»
Non si è udita la voce del ministro per i beni e le attività culturali, cui spetta la responsabilità della tutela di quel patrimonio non più utile alle funzioni militari. Per porre la pregiudiziale dell’interesse culturale della gran parte degli stessi immobili (interesse come è ben noto presunto se l’esecuzione risalga a oltre cinquant’anni) e far valere il divieto assoluto di alienazione per quelli tra essi «dichiarati di interesse particolarmente importante quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche», caratteristica questa che solo eccezionalmente deve escludersi per edifici rappresentativi nel tempo di una primaria funzione dello Stato e partecipi delle sue vicende storiche.
Il divieto di vendita fu posto (su suggerimento di Italia Nostra) nel regolamento «Melandri» del 2000 che disciplinava l’alienazione dei beni del demanio culturale e, sia pur attenuato nel suo rigore, è stato ripreso nel Codice dei beni culturali e del paesaggio. Ma anche quando sia ammessa, la vendita non è libera e l’autorizzazione del direttore regionale per i beni culturali indica le specifiche destinazioni d’uso compatibili con il carattere storico e artistico dei beni ed è rilasciata a condizione che l’alienazione ne assicuri tutela e valorizzazione e non ne pregiudichi il pubblico godimento.
L’offerta al mercato internazionale con la esibizione alla fiera di Cannes crediamo che non si addica a beni dello Stato, appena dismessi dalla funzione militare e appartenenti in gran parte al demanio culturale. E se è un’offerta che tace al cercato investitore straniero le dure condizioni poste dal Codice dei beni culturali, non dubitiamo che il ministro per i beni e le attività culturali (benché fin qui assente) quelle condizioni farà severamente osservare.