23 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Claudio Grassi, responsabile Organizzazione del Prc, al settimanale del Pdci Rinascita

«Riunificare i Partiti Comunisti ma ad alcune condizioni»

«Non in modo politicista, non ostacolare coordinamento forze a Sinistra PD, senza rinunciare a Rifondazione»

Con un articolo pubblicato oggi dal settimanale del Pdci «La Rinascita della Sinistra», il responsabile Organizzazione del Prc ed esponente della Segreteria Nazionale Claudio Grassi interviene nel dibattito aperto dalla direttrice di «Rinascita» Manuela Palermi sulla proposta di riunificare Pdci e Prc.
Grassi risponde: «sì, ma ad alcune condizioni». «Primo: l'impresa deve essere un processo. Non si possono alterare, in nome dell'improvvisazione di un'alleanza elettorale, i tempi naturali per la ricomposizione di una frattura che è stata, nella storia recente della sinistra italiana, traumatica.

Secondo: l'unità che dobbiamo costruire è il coordinamento programmatico delle due forze comuniste più consistenti. Quelle che, seppure vivano entrambe la crisi drammatica della sinistra, mantengono una discreta rilevanza e presenza sia elettoralmente sia sul piano del radicamento sociale, dell'insediamento nel sindacato e nelle vertenze diffuse. Non quindi l'unità declamata (astrattamente) come un a priori ideologico tra tutti coloro i quali si definiscono comunisti. Ma l'unità praticata (concretamente) nelle lotte contro gli effetti della crisi del capitale, per il salario e per le tutele del lavoro, per i diritti sociali e civili, per la pace e contro la guerra. Questa nostra operazione è oggettivamente diversa rispetto ad una proposta politica (quella della «unità dei comunisti») illusoria, perché fondata sull'idea (tutta politicista) che sia possibile dividere di colpo comunisti e non comunisti, e quindi smembrare e ricomporre partiti, associazioni, gruppi e collettivi ricostruendo a tavolino il campo della sinistra e le rispettive appartenenze.

Terzo: il riavvicinamento dei due partiti comunisti è un valore a patto che non ostacoli l'unità della sinistra complessivamente intesa, e cioè che non sia un freno al necessario coordinamento delle forze a sinistra del Partito democratico.

Quarto: quando nel 1991, insieme, decidemmo di rifiutare lo scioglimento del Pci e di non aderire al nuovo partito di Achille Occhetto, scegliemmo un sostantivo ben preciso da affiancare all'aggettivo «comunista». In quel «rifondazione» c'era (e c'è tuttora), per noi, il senso di una ricerca e l'urgenza di un profondo rinnovamento delle nostre pratiche e del nostro pensiero, che ritenevamo (e riteniamo) indispensabile adeguare ad un mondo in profonda evoluzione».