25 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Presentato oggi a Poznan

Rapporto di German Watch realizzato con la collaborazione di Legambiente

Italia agli ultimi posti tra i Paesi industrializzati per la Qualità degli interventi di riduzione dei gas serra

Italia in caduta libera nel Climate Change Performance Index del German Watch, il Rapporto internazionale che valuta la qualità degli interventi per la riduzione dei gas serra nei Paesi industrializzati ed emergenti realizzato con la collaborazione di Legambiente. Lo studio, che si sofferma sugli interventi positivi e strutturali di ogni singola nazione nel campo del riscaldamento globale, ci mette al 44 posto sui 57 paesi a maggiori emissioni di CO2 (insieme producono oltre il 90% dei gas serra a livello mondiale). Svezia, Germania e Francia sono il terzetto di testa. In quarta e quinta posizione, a sorpresa, ci sono India e Brasile. Mentre le ultime posizioni sono di Arabia Saudita, Canada e Usa.

L’Italia - che perde terreno rispetto alla scorso anno quando era al 41 posto - precede di poco Paesi come la Polonia e la Cina e ha le medesime performance negative del Giappone. «Una performance disastrosa - sottolinea Legambiente, una delle associazioni ambientaliste internazionali che ha collaborato alla stesura del Rapporto - che rispecchia il cronico ritardo del nostro Paese nel raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto». A spingerci così in basso in questa graduatoria sono l’assenza di una strategia complessiva per abbattere le emissioni di CO2, una politica energetica che punta sull'aumento dell'uso del carbone, il deficit di trasporti a basse emissioni. A 11 anni dalla firma del Protocollo di Kyoto c'è la constatazione che l’Italia è uno dei Paesi europei dove i gas serra sono cresciuti rispetto ai livelli del 1990 (+9,9%), nonostante il trattato internazione imponga un taglio del 6,5%

«A salvare l’Italia dagli ultimissimi posti della classifica – ha sottolineato Legambiente - le poche ma importanti misure adottate in questi anni, come il conto energia per la promozione del fotovoltaico o gli incentivi del 55 per cento per l’efficienza energetica. Misure che paradossalmente sono proprio quelle finite nel mirino dell’attuale governo, che dopo aver eliminato l’obbligo della certificazione energetica degli edifici, ha tagliato il 55 %».