«Gli accorpamenti non tutelano l’autonomia della montagna»
Così commenta il consigliere regionale di Forza Italia, Caterina Ferrero, all’indomani dell’approvazione della delibera regionale sulle Comunità montane
«L’errore più grave compiuto dalla Giunta regionale nell’ambito della riforma delle Comunità montane è stato quello di non approfittare dell’occasione offerta dal nuovo strumento legislativo per compiere un riordino di questi enti incentrato realmente sul principio di montanità». Così commenta il consigliere regionale di Forza Italia, Caterina Ferrero, all’indomani dell’approvazione della delibera regionale sulle Comunità montane.
«Per quanto riguarda la provincia di Torino – continua l’esponente azzurra – sono numerosi gli esempi di Comunità accorpate senza tenere per nulla in conto le esigenze locali. Come dimostra l’unificazione di Val Sangone, Alta e Bassa Valle di Susa, area che raggruppa una popolazione di oltre 100mila abitanti e che risulta quindi sovradimensionata rispetto alle necessità di gestione del territorio. In questo modo si compromette anche l’autonomia di un territorio come l’Alta Valle di Susa, che ha dimostrato di saper gestire bene importanti eventi come i Giochi olimpici. Un altro esempio negativo è quello della Comunità del pinerolese che, comprendendo le valli Chisone e Germanasca, Pellice e Pinerolese pedemontano, prevede livelli di montanità molto disomogenei fra un Comune e l’altro, senza soddisfare pertanto i criteri che avrebbero dovuto ispirare il riordino».
Ferrero sottolinea che «facendo prevalere il concetto dell’accorpamento puro la Giunta Bresso ha perso l’occasione di attuare una vera e propria riforma della montagna. L’alternativa che ci saremmo augurati consisteva nel procedere anche a una riduzione più incisiva delle Comunità, ma secondo una logica più coerente e stringente, che rispettasse il principio di montanità escludendo invece i territori della bassa valle. Per queste ultime realtà sarebbe stato possibile studiare formule diverse di associazione, per tutelarne specificità e interessi comuni». L’unico correttivo a tale sistema proviene da un ordine del giorno approvato a margine della discussione, che impegna la Giunta regionale a rivedere la destinazione del fondo per la montagna a vantaggio delle aree in effettivo possesso del requisito di montanità».