«Trasmettere ai medici di famiglia le cartelle cliniche dei pazienti dimessi»
A chiederlo è la vicepresidente del Consiglio regionale, Mariangela Cotto, (Forza Italia/Pdl)
«Gli ospedali devono mettere a disposizione dei medici di famiglia la cartella clinica del paziente dimesso, per garantire una piena continuità assistenziale e per evitare inutili difficoltà ai cittadini». A chiederlo è la vicepresidente del Consiglio regionale, Mariangela Cotto, (Forza Italia/Pdl) che ha presentato una interrogazione a palazzo Lascaris, per sottolineare le criticità riscontrate da molti medici di medicina generale nella presa in carico dei pazienti dimessi.
«Le cartelle cliniche – spiega Cotto – sembrano essere di patrimonio esclusivo delle strutture sanitarie. Vengono trasmesse fra ospedali, ma non ai medici di medicina generale, che non possono avere un quadro clinico completo del proprio assistito. In molti casi, infatti, si procede alle dimissioni senza aver fornito alcuna documentazione clinica, fondamentale invece al medico di famiglia per una diagnosi tempestiva e approfondita. E le conseguenze si ripercuotono sui pazienti stessi, che per ottenere copia dei referti radiologici, ad esempio, devono addirittura pagare il ticket e poi recarsi, magari con una frattura, più volte dal medico di fiducia per la prescrizione di medicinali e controlli».
Secondo la vicepresidente Cotto «tutto ciò è paradossale nell’era dell’informatizzazione. Non vedo il motivo per cui una cartella clinica debba rimanere all’interno della struttura ospedaliera e non essere automaticamente trasmessa al medico territoriale competente. Tutto ciò è in controtendenza con la sempre maggiore fiducia che i cittadini sembrano avere nei confronti del proprio medico curante».
Secondo una recente indagine realizzata dal Censis e dal Forum per la ricerca biomedica, infatti, negli ultimi dieci anni è cresciuta in maniera esponenziale la fiducia degli italiani nel medico di famiglia: per oltre il 66% degli intervistati è la prima fonte di informazione in materia sanitaria, una quota nettamente superiore al 12,9% del 1998. Per la quasi totalità degli intervistati, inoltre, è proprio il medico che deve dare informazioni sul farmaco: questo significa che il pericoloso «fai da te» con pillole e sciroppi sta tramontando, grazie proprio a chi segue da vicino la salute delle famiglie.
«E’ necessario – conclude Cotto – predisporre delle linee guida regionali, che valorizzino il fondamentale ruolo svolto dai medici di medicina generale, mettendoli innanzitutto in condizione di poter lavorare con tutte le informazioni relative al percorso clinico del proprio paziente».